Che cosa significa essere una popstar? Nel 2023 è un termine che si adatta a mille possibilità, a seconda di chi lo utilizza. Di base se canti musica accessibile ad un’ampia fetta di pubblico e il tuo nome si riconosce al volo, puoi facilmente collocarti come tale.
Non c’è una regola precisa per essere la popstar e la categoria varia in mille sfumature diverse di caso in caso, ma nel mondo dei gay, tre volte su quattro, parliamo di un’artista femminile dal carattere forte, scatenata e orgogliosa di sé, ma anche dotata di quella vulnerabilità in grado di farci immedesimare, pronta a portare il suo cuore sul palco e farlo danzare su tacco dodici, contornata da ballerini e lustrini.
La popstar, nel senso più tradizionale e archetipo del termine, ha un posto fisso alle serate in discoteca, ci svincola dallo stress della nostra banale quotidianità, e nel migliore dei casi, ci fa sentire più libere e sexy della nostra tristezza.
In Italia quella popstar è Elodie. Un nome familiare ovunque, dal tuo gruppo di amici al pranzo della Domenica in famiglia. Dagli esordi presso Amici di Maria De Filippi ad oggi, Elodie ha maturato questo titolo, coltivato di pari passo all’affetto di un pubblico che rende ogni sua mossa un evento.
Visualizza questo post su Instagram
Dopo averci fatto fare un bagno a mezzanotte e tatuare un tribale sulle natiche, quest’anno ci invita a fare un bel respiro prima di scatenarsi con un nuovo album (in arrivo il prossimo 10 Febbraio) sul palco del Mediolanum Forum a Maggio e naturalmente a Sanremo 2023: la prima volta fu il ciclone di Andromeda nel 2020, ma nessuno dimentica quando nel 2021 nel bel mezzo di quelle due (infinite) prime puntate, è venuta a salvarci dalla narcolessia con un medley da vera diva, da ‘Vogue’ di Madonna a ‘Rumore’ di Raffaella Carrà fino a ‘Crazy in love’ di Beyoncé, facendo partire la cucuzza a chiunque.
Un momento che attirò l’attenzione di tutti, tra chi la chiamava una dea da Superbow e chi si lamentava perché non ballava abbastanza bene, non cantava abbastanza bene, non era troppo coordinata, e non era Beyoncé (e menomale, ce l’abbiamo già).
Come ogni popstar (e donna) nell’industria musicale, Elodie si è fatta strada tra paragoni non necessari e noiosi perfezionismi che riserviamo sempre e solo alle femmine.
Frega poco ai (tanti) fan, e tantomeno a lei: come dice sempre il mio caro amico Ribster, il mondo si divide tra Bratz e Barbie. Se Levante è una Barbie, Elodie è naturalmente una Bratz (come ribadisce lui, lo capisci dalle scarpe). Una distinzione che non crea assolutamente una scala di valori, perché al contrario delle credenze popolari, Barbie e Bratz vanno a cena insieme e sono entrambe strafighe.
Ma l’amore della comunità LGBTQIA+ per Elodie va oltre la pista da ballo, essendo una delle poche artiste diametralmente schierate dalla nostra parte, fedelissima alleata che non scende a compromessi, che sia fare da madrina sul palco del Roma Pride o denunciare a gran voce il nostro governo retrogrado e tutt’altro che inclusivo.
Quest’anno ritorna all’Ariston con “due“, brano scritto da Federica Abbate, J.Ettorre, e F.Catitti.(potete leggere qui in anteprima cosa ne pensiamo, insieme alla pagella delle altre canzoni in gara), ode ad un amore iniziato e finito già male, un tête-à-tête complesso e contraddittorio, come tutte quelle situationship che ci fanno arrovellare la testa.
Comunque andrà, ci ritroveremo a ballarla. Ennesima formula magica della nostra popstar originaria del Quartaccio, così coatta e scalmanata che se le dai fastidio ti gonfia come un canotto (“io ho spaccato mani e telefoni” raccontava in quell’iconica intervista per Noisey) ma soprattutto continua a fare quello che le pare. Nella vita come sul palco, piaccia o meno.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.