67 anni, Svante Pääbo è un biologo e genetista svedese da ieri Premio Nobel per la medicina «per le sue scoperte sul genoma degli ominidi e sull’evoluzione umana». Anche suo padre Sune Bergström vinse il Premio Nobel per la medicina nel 1982, per i suoi studi sulle prostaglandine.
Considerato uno dei fondatori della paleogenetica, studio del passato attraverso l’esame del materiale genetico preservato proveniente dai resti di antichi organismi, Paabo ha ricostruito con successo il genoma dei Neanderthal.
Pääbo e il suo team hanno scoperto anche una nuova specie umana chiamata Denisoviani, estraendo con successo il DNA da un piccolo frammento di osso di un dito trovato in una grotta siberiana. La scoperta ha aiutato gli scienziati a capire come gli esseri umani siano migrati attraverso l’Asia.
Ma il lavoro di Pääbo non riguarda solo il passato. La paleogenetica può aiutare gli scienziati moderni a capire come si siano evoluti sia la mente che il corpo umano, in particolar modo in risposta alle malattie. Ad esempio, durante il culmine della pandemia di COVID-19, Pääbo ha scoperto che le persone con maggiori quantità di DNA di Neanderthal avevano maggiori probabilità di ammalarsi gravemente.
Il premio Nobel arriverà insieme ad un assegno di $ 900.000. Paabo si è dichiarato pubblicamente bisessuale nel suo libro di saggistica autobiografico del 2014, Neanderthal Man: In Search of Lost Genomes. Il genetista ha scritto che era sempre stato convinto di essere gay fino a quando non ha incontrato sua moglie, la primatologa e genetista statunitense Linda Vigilant, innamorandosi perdutamente. Ora stanno crescendo un figlio e una figlia a Lipsia, in Germania. Qui Pääbo, che è anche professore a contratto presso l’Okinawa Institute of Science and Technology del Giappone, ha fondato il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, dove ora lavora.
Pääbo si aggiunge così ai premi Nobel dichiaratamente LGBTQ+ della storia.
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