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Abilismo a Terni, studente disabile escluso dalla cena dei cento giorni

Tre studenti disabili sono stati esclusi dalla cena di classe. Una madre protesta: “È una cosa orrenda”.

Abilismo a Terni, studente disabile escluso dalla cena dei cento giorni
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È successo in un istituto superiore di Terni: in prossimità degli esami di maturità, tutti gli studenti organizzano una gita a Piediluco, per festeggiare insieme la celebre “cena dei cento giorni” che precede la grande prova. Tutta la classe tranne tre, nello specifico un ragazzo seguito dall’insegnante di sostegno, una ragazza con una grave malattia, e un ragazzo disabile. “Avevamo spostato una risonanza per partecipare” dice la madre di quest’ultimo, informata dell’accaduto direttamente dall’insegnante di sostegno.

Abilismo a Terni, studente disabile escluso dalla cena dei cento giorni
Ad essere esclusi dalla cena dei cento giorni, tre studenti. “Una responsabilità troppo grande” commenta il resto della classe.

Abbiamo avuto paura che magari nel tragitto fino al lago o al ristorante ci potesse accadere qualcosa con la macchina” hanno dichiarato i diciottenni, spiegando che non volevano escludere nessuno ma la percepivano come una responsabilità troppo grande. Ma le buone intenzioni lasciano spazio per un abilismo fin troppo diffuso nella nostra società, che continua a reputare le persone disabili come non in grado di integrarsi in società o bisognose di un costante accompagno, quasi come fossero un peso o d’intralcio. Un preconcetto che non fa altro che alimentare una narrazione piena di pietismo, che confina le persone disabili costantemente ai margini. “Anche per loro poteva essere una festa e si sarebbero sentiti parte del gruppo” continua la madre.

La donna definisce il figlio “perfettamente autosufficiente e indipendente”, un ragazzo che fa del suo meglio per sentirsi accettato, ma che gli altri studenti continuano a tenere ad ignorare: “Quando ha compiuto 18 anni ha invitato i suoi compagni, ma nessuno è venuto perché dicevano di non avere tempo. E così, abbiamo festeggiato in famiglia” racconta.

Denunciando l’accaduto, la madre preferisce restare nell’anonimato e non far nomi perché per lei l’obiettivo non è trovare colpevoli o impartire punizioni, quanto smuovere una domanda diretta ai genitori dei ragazzi: “Come pensate di muovere l’anima dei vostri figli?” chiede alle famiglie, puntualizzando come questi studenti – alle porte della vita adulta – vivono ancora troppi pregiudizi interiorizzati.

È un episodio che mi ha ferito perché mio figlio è autonomo e non è diverso dagli altri continua la madre “E vorrei che questi ragazzi avessero un po’ di sensibilità perché sono giovani e stanno cominciando ad affrontare la vita. Soprattutto, vorrei che quanto accaduto a mio figlio, non succeda più a nessun altro.”

 

Abilismo a Terni, studente disabile escluso dalla cena dei cento giorni
“Come pensate di muovere l’anima dei vostri figli?” chiede la madre del ragazzo disabile ai genitori.

 

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