Oggi 34enne, Thomas Beattie, ex calciatore professionista inglese, ha fatto coming out in estate dalle pagine di ESPN, facendo non poco ruomore. Dopo aver giocato a buoni livelli per oltre 10 anni, Thomas si è ritirato a causa di un grave trauma cranico, diventando successivamente imprenditore, co-fondatore di diverse aziende con sede in tutta l’Asia. Attualmente vive a Singapore, dove ha anche smesso di giocare, nel 2015.
Intervistato dal Times, Beattie si è detto sorpreso per le reazioni ottenute una volta uscito allo scoperto. Dopo anni vissuti nel terrore, infatti, Thomas è stato travolto dall’affetto.
I messaggi negativi li posso contare su una mano. Ho ricevuto un sostegno incredibile da parte dei tifosi, dai giocatori contro cui ho giocato, dagli allenatori.
Eppure Thomas Beattie ha passato anni a dirsi che fare pubblicamente coming out sarebbe stato un errore. Ne era convinto. Sbagliando. “Non c’erano persone che potessi guardare e dire: ‘A lui è andata bene, sono sicuro che andrà bene anche a me’. L’unica vera comprensione la riscontravo nella comunità LGBT, ma era qualcosa che non pensavo mi rappresentasse. Semplicemente sono cresciuto senza esempi da poter seguire”.
Realtà tristemente veritiera, visto e considerato che ad oggi non esistono calciatori dichiaratamente gay in tutti i campionati principali. Statisticamente parlando, semplicemente impossibile. Nel Regno Unito ancora si celebra il povero Justin Fashanu, che nel 1990 ebbe il coraggio di fare coming out, quando giocava in Serie A con il West Ham. Venne umiliato, insultato dalla stampa, dai tifosi, ripudiato dal fratello, messo ai margini dal calcio che conta. Si suicidò nel 1998, ad appena 37 anni. 30 anni dopo quel coming out, Fashanu è stato inserito nella Hall of Fame del calcio inglese.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.