Elon Musk ha colpito ancora. Da mesi accusato di alimentare transfobia tramite Twitter, social network da lui acquistato, Musk ha deciso di cancellare la policy che fino ad oggi proteggeva gli utenti transgender dal deadnaming e dal misgendering sulla piattaforma media.
Il divieto di misgendering (riferirsi intenzionalmente a qualcuno con il genere sbagliato) e deadnaming (chiamare una persona trans con un nome che non è più il suo) è stato introdotto nel 2018. “Vietiamo di prendere di mira altri utenti con insulti ripetuti o altri contenuti che intendono disumanizzare, degradare o rafforzare stereotipi negativi o dannosi su una categoria protetta”, affermava la norma. Ora, la riga specifica che proibisce il “misgendering mirato o il deadnaming di individui transgender” è stata silenziosamente cancellata.
Il 17 aprile, Twitter ha anche confermato che le etichette di avvertimento verranno solo appiccicate ai tweet che “potenzialmente” violano le sue regole, senza essere completamente rimossi. Sarah Kate Ellis, presidente e CEO di GLAAD, ha dichiarato:
“La decisione di Twitter di cancellare in gran segreto la sua policy di lunga data è l’ultimo esempio di quanto sia diventata pericolosa l’azienda sia per gli utenti che per gli inserzionisti. Questa decisione di ripristinare l’insicurezza LGBTQ allontana ancora di più Twitter da TikTok, Pinterest e Meta, che mantengono politiche simili per proteggere i propri utenti transgender in un momento in cui la retorica anti-transgender online sta generando discriminazioni e violenze nel mondo reale”.
Musk, che ha oltre 135,6 milioni di follower su Twitter, da tempo cinguetta odio omotransfobico, pur avendo una figlia trans che l’ha ora rinnegato. “I pronomi fanno schifo“, disse nel luglio 2020. La scorsa settimana, invece, ha sparato a zero contro le terapie di affermazione di genere per i bambini, chiedendo l’ergastolo per medici e genitori.
Da quando Musk ha comprato Twitter sulla piattaforma è esplosa l’omotransfobia.
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