Vladimir Putin ha firmato il disegno di legge che estende la tristemente celebre legge contro la propaganda LGBTQI+, dal 2013 in vigore per “proteggere i minori” ma ora ampliata a tutta la popolazione russa. Approvata in parlamento il 30 novembre scorso, è stata firmata dal presidente il 4 dicembre. Questo vuol dire che da ieri, 5 dicembre, sono banditi a livello nazionale tutti i film, le serie tv, le trasmissioni, le canzoni, gli spettacoli teatrali, gli eventi e i libri a tematica LGBTQI+. Coloro che violano la legge, che equipara l’omosessualità alla pedofilia, potranno essere multati fino a 400.000 rubli (£ 5.400), mentre le organizzazioni LGBTQI+ potranno essere multate fino a 5 milioni di rubli (£ 68.500).
Gli stranieri rischieranno fino a 15 giorni di carcere e l’espulsione dalla Russia. “Questo disegno di legge priva le persone LGBTI del loro diritto alla libertà di espressione e sostiene la loro discriminazione, rischiando un aumento dei crimini d’odio”, ha tuonato via social Amnesty International.
Alexander Khinshtein, presidente del Comitato per l’informazione della Duma di Stato, ha precisato come la legge del 2013 fosse a suo dire “insufficiente”. In un messaggio Telegram aveva scritto: “Proponiamo di estendere completamente il divieto di questo tipo di propaganda per il pubblico di tutte le età”. Quella proposta è ora diventata drammatica verità. A brindare anche Kirill, patriarca cristiano ortodosso di Mosca che lo scorso luglio giustificò l’invasione russa dell’Ucraina attaccando proprio la comunità LGBTQI+ e l’Occidente, qualificandolo come l’impero dei consumi, dei vizi e del peccato mortale chiamato “omosessualità”. Kirill tuonò contro i Pride, a suo dire “violazione della legge di Dio”, e l’Occidente, definendolo “il club del male“ all’interno del quale “si può accedere soltanto qualora si organizzi una parata gay“.
In un’intervista rilasciata al The Guardian, il portavoce di Russian LGBT Network Igor Kochetkov ha ricordato come i funzionari politici non abbiano mai spiegato “cosa” intendano con “propaganda LGBTQ+“. Da ieri la censura è semplicemente totale. A tutti i russi sarà ora vietato “lodare” l’omosessualità o suggerire pubblicamente che gli omosessuali siano “normali” ai sensi della legge. Qualsiasi Pride sarà ufficialmente considerato illegale, così come qualsiasi mostra o festival a tematica LGBTQI+.
Il divieto, come detto, abbraccia infatti atti pubblici, contenuti online, film, libri, pubblicità, tutto. Le librerie del Paese hanno già fatto sparire tutti i libri che possano essere considerati “queer”. E pensare che in Russia l’omosessualità è legale dal 1999. Almeno ‘teoricamente’, perché la realtà putiniana dice ben altro.
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