La Commissione Giustizia ha approvato il mandato da relatore del deputato Pd Alessandro Zan per riferire in Aula sul ddl contro l’omotransfobia e la misoginia, concludendo di fatto l’iter in Commissione.
“Ringrazio i colleghi e le colleghe: è un ruolo che mi riempie di orgoglio, ma anche di responsabilità per un disegno di legge di civiltà tanto importante e tanto atteso, che soprattutto nelle ultime settimane sta ricevendo una spinta fortissima dalla società civile verso le istituzioni”, ha commentato Zan. “È tempo di dare piena dignità e piena cittadinanza a tutte le persone di questo Paese, e sono orgoglioso di far parte di una maggioranza che ha recepito la necessità e l’urgenza di questo provvedimento, che riguarda la tutela della dignità umana e dei diritti. Ora in Aula il prossimo 3 agosto”.
Da lunedì, infatti, il DDL approderà finalmente alla Camera dei Deputati, dopo due lunghe e complicate settimane in Commissione a causa del fiume di emendamenti ostruzionistici di Lega e Fratelli d’Italia, e di alcuni ‘chiarimenti’ chiesti dalla stessa maggioranza, vedi cattodem e Italia Viva. Non a caso il testo base è rimasto quasi del tutto identico, se non fosse per il tanto criticato emendamento Costa che ha scatenato la reazioni delle associazioni LGBT e per alcune piccole modifiche legate alla giornata mondiale contro l’omofobia nelle scuole e ai concetti di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere”, che andranno definiti in aula.
Non a caso gli oppositori alla legge sono sempre più sul piede di guerra. Il leghista Pillon parla di “vergogna ideologica” e minaccia Conte con un velato “ce ne ricorderemo”, intestandosi l’intero elettorato cattolico, ricordando come “a Renzi non andò molto bene quando volle forzare sulle unioni civili”. Massimo Gandolfini, padre del Family Day, parla invece di “guazzabuglio legislativo che non definisce alcun reato di discriminazione, lasciando ampi spazi a derive liberticide, e inserisce nell’ordinamento italiano il concetto controverso e privo di basi scientifiche di identità di genere”.
Ma se alla Camera la maggioranza è ampia e non dovrebbero esserci eccessivi problemi per un’approvazione rapida e si spera indolore, sarà al Senato, con la Lega che ha clamosamente mantenuto la presidenza della Commissione Giustizia che spettava a LEU causa voti segreti interni alla maggioranza, dove la battaglia del DDL si farà aspra e durissima. Ma da lunedì, finalmente, si parte da Montecitorio.
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