L’Islanda è solitamente considerata come uno dei Paesi più progressisti al mondo in termini di diritti LGBTQ+. D’altronde, è anche una delle Nazioni che registra il più basso tasso di criminalità annuale, che si accompagna anche alle forze di polizia, che sono quelle che lavorano meno al mondo in termini di impiego fuori dalle caserme per segnalazioni dei cittadini. La violenza, quindi, non è di casa tra gli islandesi.
Tuttavia, negli ultimi due anni si è registrato un preoccupante aumento di insulti omofobi e anti-LGBT nelle strade delle città, soprattutto della capitale Reykjavik. Dai sondaggi, è emerso che il sentimento omofobo e transfobico si è come “risvegliato” in oltre 360mila persone in tutto il Paese. Recentemente, ad esempio, Kitty Anderson, presidente del Centro islandese per i diritti umani, è stata vittima di insulti omofobi mentre portava per le strade delle bandiere arcobaleno per il Pride.
I motivi, a dire il vero, sono ancora tutti da capire, ma la cosa ancora più curiosa è che in Islanda sembra essersi diffuso un nuovo modo di attaccare le persone LGBTQ+ per strada: abbaiare. Esattamente il verso che solitamente è proprio dei cani. Tra le testimonianze c’è quella del diciassettenne Andreas Tinni Waage, che ha affermato come la maggior parte delle persone LGBTQ+ che conosce si sono sentite abbaiare dietro mentre si trovavano per strada.
Anche Daniel Arnarsson, capo della National Queer Association islandese, ha sperimentato la stessa cosa, mostrando le sue preoccupazioni sul fatto che questa abitudine possa essere vista come un invito a manifestare sempre di più il sentire omofobo di queste persone.
«È disumanizzante nella sua forma peggiore»
Ma, la domanda fondamentale è, da dove viene questo nuovo e inusuale modo di insultare? Ci vuole una bella fantasia e, seppur la popolazione islandese è molto comunitaria e virtualmente tutti conoscono tutti, è difficile così tante persone abbiano adottato l’abbaiare come insulto anti-LGBT di comune accordo.
La risposta sembra arrivare da alcuni attivisti islandesi secondo cui, stando a delle ricerche fatte online, si tratterebbe di un trend diffusosi sui social, in particolar modo TikTok, durante i mesi di lockdown del Covid. Nonostante in nessun altro Paese al mondo si sia verificato un uso così importante da fare notizia, in Islanda le cose sembrano essere andate diversamente.
Subito hanno risposto i portavoce di TikTok, che hanno negato il fatto che questa nuova forma di molestia abbia avuto origine nell’app, sottolineando come le linee guida della community vietino espressamente qualsiasi incitamento all’odio.
Nel frattempo, però, la situazione sta suscitando preoccupazione in tutto il Paese. La polizia non è ancora intervenuta con arresti o capi d’accusa nei confronti delle persone, quello che alcuni attivisti starebbero già chiamando “abuso dell’abbaiare”. Tuttavia, sulla questione si è espresso anche l’ex Primo Ministro Harðardóttir, che in un’intervista ad Openly ha dichiarato: «È una grande preoccupazione. Dobbiamo essere sempre all’erta per quanto riguarda il pregiudizio e dobbiamo affrontarlo».
Una nuova impennata di un sentimento anti-LGBT preoccupa soprattutto gli adulti nei confronti delle generazioni LGBTQ+ più giovani. Molti adulti queer, infatti, sostengono di poter affrontare questa nuova ondata di discriminazione avendo molta più esperienza sulle spalle. Per i giovani, però, è tutta un’altra storia.
Abituati sin dalla nascita a vivere in uno dei Paesi più liberali al mondo, ritrovarsi improvvisamente nel mirino di attacchi e insulti omofobi potrebbe avere un impatto molto più devastante di quanto si pensi, decisamente meno avvezzi ad avere a che fare con l’odio che in altre parti del mondo si conosce tristemente fin troppo bene.
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