Quirinale: i candidati Casini, Pera, Casellati, Moratti, Frattini, Cartabia e i diritti LGBTQ+

Analizziamo alcuni nomi candidati a prendere il posto di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica.

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Archiviata Bianca, che non è Laura Morante nel film di Nanni Moretti bensì la scheda bianca che ieri ha dominato la prima giornata di Montecitorio per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, i 1009 grandi elettori sono chiamati oggi ad un bis, con una lunga rosa di papabili presidenti snocciolata da quotidiani, ministri, capi di partito e chi più ne ha più ne metta. Se Enrico Letta aveva avanzato l’ipostesi Andrea Riccardi, il centrodestra si gioca oggi le carte Letizia Moratti, Marcello Pera, Maria Elisabetta Casellati e Carlo Nordio, ex magistrato proposto da Giorgia Meloni.

Letizia Moratti

72enne ex sindaco di Milano, attuale vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia nonché ex Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca dal 2001 al 2006, Moratti ha sempre negato il patrocinio al Pride milanese, quando era primo cittadino. Nel 2008 sottolineò di non essere mai stata invitata alla manifestazione, con Aurelio Mancuso, all’epoca presidente Arcigay, che ironicamente replicò: “L’abbiamo fatto a mezzo stampa, ma le manderemo un cartoncino arcobaleno”.

Maria Elisabetta Casellati

Prima donna di sempre ad essere eletta presidente del Senato, la 75enne Maria Elisabetta Casellati farebbe felice i partiti di centrodestra, liberando lo scranno della seconda più alta carica dello Stato per far suo il primo. Proprio Casellati, in passato più volte distante dalle battaglie della comunità LGBT, è risultata decisiva nell’affossamento del DDL Zan a palazzo Madama, appoggiando la richiesta del voto segreto alla tagliola richiesto da Lega e Fratelli d’Italia. Voto segreto all’epoca contestato da Pd, 5 Stelle e LeU.

Ma Casellati non è mai stata vicina alla comunità LGBT. Anzi. Nel gennaio del 2016, nel corso del convegno “La famiglia è una. I diritti sono per tutti“, attaccò le unioni civili, all’epoca ancora in attesa di diventare legge. Una volta approvata la legge, Casellati continuò ad attaccare a testa bassa dalle pagine de IlGiornale:  A parole si diceva di voler creare un soggetto nuovo, l’unione fra persone dello stesso sesso, in pratica si è inseguito il matrimonio tradizionale fino a dare vita ad un ibrido. Il legislatore  sostiene che l’unione fra persone dello stesso sesso va inserita fra le formazioni sociali, con riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Perfetto, ma poi vediamo che tutti i rimandi, martellanti, sono all’articolo 29 e alla disciplina della famiglia. Si è fatto un giro tortuoso per giungere, senza dirlo, al matrimonio, ma questo pone seri profili di costituzionalità perché va contro l’articolo 29 della nostra Carta”.

Marcello Pera

78enne ex presidente del Senato, Marcello Pera, membro di Forza Italia, ha lo scorso anno affondato il DDL Zan, parlando di “legge totalitaria e discriminatoria“.  A suo dire nel codice penale italiano esiste già “la norma che punisce chi incita o commette violenza contro quando a prescindere dal genere”. Non ci sarebbe alcun bisogno di aggiungere una legge, che stando alle sue parole priverebbe i cittadini italiani della libertà di opinione e di organizzazione del pensiero, sancita dalla Costituzione. Nel 2005, invece, Pera definì il matrimonio egualitario “un capriccio”. “Una cosa è chiara”, tuonò. “È falso che si tratti di conquiste civili o di misure contro le discriminazioni odi estensione dell’ uguaglianza; si tratta piuttosto del trionfo di quel laicismo che pretende di trasformare i desideri, e talvolta anche i capricci, in diritti umani”.

Franco Frattini

Due volte ministro degli esteri nei Governi Berlusconi, oltre che ex Commissario europeo, il 64ene Franco Frattini affondò il matrimonio egualitario nel 2011. “Io ho una convinzione profonda: che il matrimonio sia quello stabilito dalla nostra Costituzione e di questo ovviamente sono convinti in molti“, disse  all’epoca da ministro degli Esteri. “Non parlerei quindi di un’idea di cambiamento del matrimonio. Questo credo che la nostra Costituzione e la nostra storia non lo permetterebbero”.  “In Italia non siamo indietro. Noi dobbiamo andare sempre più avanti nel riconoscere i diritti individuali delle persone fisiche“.

Pier Ferdinando Casini

66enne ex Presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini è invece il nome che potrebbe abbracciare un voto bipartisan. Ex DC, UDC, ex berlusconiano ad un certo punto corteggiato dal Pd e da Matteo Renzi,  Casini, da 38 anni fisso in Parlamento, con due matrimoni e due divorzi alle spalle, si è sempre opposto all’introduzione del matrimonio egualitario. Nel 2012 lo definì addirittura “incivile“. Successivamente si è detto contrario alle adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso, perché  suo dire “contro il naturale diritto del bambino a ricevere l’affetto di un padre e di una madre. È un egoismo che non sta in piedi, una sopraffazione da parte delle coppie omosessuali, che ovviamente non potrebbero garantire un’affettività completa come quella di un padre e di una madre“.

Non contento, definì le adozioni per le coppie gay come “una violenza della natura sulla natura. È un’idea della società che abbrutisce, che non progredisce ma regredisce perché vuol dire che è più forte il desiderio di maternità che quello della tutela del bambino, e noi siamo dalla parte del bambino“.

Nel 2015 chiese che le unioni civili fossero ‘differenti’ dal matrimonio egualitario: “Stiamo dando valore assoluto a un diritto soggettivo delle persone, inteso come pretesa al di fuori dei confini del naturale. Su questa strada si arriverà all’utero in affitto, ai matrimoni di comodo con sfruttamento dei più deboli: molte coppie gay utilizzeranno, dove ci sono situazioni di bisogno, madri in affitto per avere dei figli che la natura, non la loro pretesa, gli precluderebbe“. Nel 2018 il suo ultimo dichiarato no al matrimonio egualitario.

Marta Cartabia

Sullo sfondo resta Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale nonché ministra della Giustizia. Vicinissima a Comunione e Liberazione, Cartabia si è sempre tirata fuori da qualsivoglia baruffa politica di tipo mediatico, dicendo no al matrimonio egualitario nel lontano 2011. All’epoca, dinanzi ai matrimoni egualitari di New York, Cartabia scrisse un articolo di suo pugno intitolato “Matrimonio a ogni costo, la pretesa dei falsi diritti”.

Rosy Bindi

Da non dimenticare anche l’ipotesi Rosy Bindi, ex DC poi PD, nel 2006 eletta ministra per le politiche per la famiglia nel governo Prodi. Fu lei, insieme a Barbara Pollastrini, a proporre i DICO, malamente naufragati e lontani parenti delle unioni civili poi approvate nel 2016. Bindi disse no al matrimonio egualitario, perché a suo dire “due omosessuali non possono sposarsi: non lo dice solo la Bibbia, ma l’intera civiltà giuridica. Non userei mai la parola matrimonio perché credo che quella sia un istituto previsto dalla nostra Costituzione che lega quella parola al fondamento di una famiglia e all’unione eterosessuale“. Successivamente insultò le famiglie arcobaleno: “Il desiderio di paternità o di maternità gli omosessuali se lo scordano. È meglio che un bambino stia in Africa con la sua tribù, piuttosto che cresca con due uomini o due donne, con genitori gay“. Nel 2018, dopo 24 anni, non si è ricandidata alle elezioni politiche, rimanendo fuori dal Parlamento.

 

Siamo proprio sicuri che codesti personaggi possano/debbano realmente ambire alla presidenza della Repubblica?

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