Rifugiato ceceno in Armenia potrebbe essere estradato in Russia. “Accusato” di omosessualità, rischia l’esecuzione

Se l'Armenia dovesse decidere per l'estradizione, per Mukaev sarebbe una condanna a morte.

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Rifugiato ceceno in Armenia potrebbe essere estradato in Russia. "Accusato" di omosessualità, rischia l'esecuzione - cecenia 5 - Gay.it
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Nel ventunesimo secolo, la crescente influenza dei movimenti per i diritti sociali ha portato con sé rapidi progressi in ambito di tutele e protezione per la comunità LGBTQIA+ in quasi tutto il mondo.  Eppure, vicinissimi a noi, esistono ancora luoghi dove la libertà fondamentale e i diritti umani sono calpestati ogni giorno. La Cecenia, una repubblica della Federazione Russa, è uno di questi.

Salman Mukaev, un uomo di 39 anni nato e cresciuto in Cecenia, rappresenta il volto tragico della persecuzione che avviene in questa regione. Prima del marzo 2020, Mukaev aveva una vita relativamente ordinaria: casa, famiglia e lavoro.

Poi, l’arresto improvviso da parte delle autorità cecene con una gravissima accusa: quella di essere gay. Sette giorni di torture indicibili, minacce. Mukaev costretto a rivelare i nomi di altri uomini gay, nonostante non avesse mai avuto relazioni romantiche o sessuali con altri uomini.

La sua famiglia venne informata della sua presunta omosessualità e gli fu chiesto di fornire “spiegazioni”. Nonostante il trauma fisico e psicologico, la sua sofferenza non finì con la liberazione. Gli venne chiesto di collaborare con le forze di sicurezza, fungendo da esca per attirare altri uomini gay su Internet – dinamica tristemente nota e diffusa in Cecenia.

Invece, Mukaev scelse di fuggire dal paese, rivolgendosi al gruppo di crisi “NC SOS” per chiedere aiuto. Il 12 settembre, gli sforzi per portare l’uomo al sicuro potrebbero essere vanificati dalla minaccia di un’estradizione in Russia.

 

Le persecuzioni verso la comunità LGBTQIA+ in Cecenia

Il caso di Mukaev è emblematico di una crisi più ampia. Dal 2017, storie di persecuzione e tortura di persone LGBTQIA+ nella repubblica cecena hanno raggiunto l’attenzione internazionale, anche grazie a documentari coraggiosi come Welcome to Chechnya di David France. 

Tuttavia, nonostante la pubblicazione di report dettagliati da parte di organizzazioni internazionali come l’ONU e l’OSCE, non è stata avviata alcuna indagine.

Mentre la comunità globale si chiede cosa sia realmente in gioco, le autorità russe continuano a negare o minimizzare la situazione, sostenendo che non esistano prove oggettive delle persecuzioni e che non ci sono ragioni per indagare ulteriormente.

Questa mancanza di risposta ufficiale lascia la comunità LGBTQ+ in Cecenia in una situazione incerta e pericolosa: migliaia di persone sono a rischio di tortura, arresto o, nel peggiore dei casi, esecuzione. Molti tentano di scappare, ma vengono rimandati indietro. 

Ciò che è ancora più preoccupante è il fatto che le persecuzioni non si limitano solo alla comunità LGBTQ+.

Le tattiche repressive utilizzate dalle autorità cecene riguardano anche gli oppositori del regime di Kadyrov e persino persone a caso, vittime della violenta macchina repressiva instaurata per mantenere il controllo e incutere paura.

Per quanto Mukaev sarà ancora al sicuro?

Nel bel mezzo di questa crisi, Salman Mukaev si trova ora in Armenia. Sebbene un paese dell’Unione Europea sia pronto a offrirgli asilo e a garantire la sua sicurezza, il suo futuro rimane incerto.

Le autorità armene stanno considerando di estradarlo in Russia, a causa delle false accuse di stoccaggio di munizioni rivoltegli dalle autorità cecene.

La situazione di Salman Mukaev è un grave e urgente monito delle brutali e continue violazioni dei diritti umani che si verificano in Cecenia. Un uomo accusato ingiustamente e torturato, che sta affrontando un’estradizione illegittima che potrebbe portare alla sua morte. Non si tratta di un caso isolato, ma di un simbolo della persecuzione sistemica che innumerevoli individui subiscono. Il tempo sta per scadere per Salman Mukaev. Rimandarlo in Russia violerebbe il principio internazionale di non respingimento e potrebbe portarlo alla tortura o alla morte. L’Armenia deve rispettare il suo obbligo di proteggere i diritti umani di Salman e rifiutare l’estradizione prima che sia troppo tardi” dichiara in un comunicato stampa NC SOS.

Oltre alla sua situazione precaria, Salman è anche alle prese con gravi problemi di salute. Ha sviluppato un tumore ai polmoni, potenzialmente maligno, a seguito dello stress e delle torture subite. La sua necessità di cure mediche sottolinea ulteriormente l’urgenza di garantire la sua sicurezza.

Il caso di Salman Mukaev non è isolato. Rappresenta una delle molte voci soffocate dalla repressione in Cecenia. Le persone LGBTQ+ e chiunque sia percepito come tale continuano a vivere nell’ombra, temendo per la loro vita ogni giorno.

Tra coloro che lottano per portare Salman al sicuro, c’è All Out, che nelle scorse settimane chiama l’intera comunità LGBTQIA+ all’azione con una petizione per chiedere al governo armeno di non procedere con l’estradizione, ma di consentire Salman di essere trasferito in un paese sicuro, dove potrà curarsi e ricominciare lontano dalle persecuzioni.

L’orribile esperienza di Salman Mukaev mette in luce una realtà agghiacciante e immediata che non può essere ignorata. Accusato senza prove, torturato senza pietà e ora alle prese con un futuro incerto, il caso di Salman rappresenta la dura realtà che molti affrontano in Cecenia. La prossima udienza è prevista tra meno di tre settimane e abbiamo urgentemente bisogno di tutto il sostegno possibile. Unitevi a noi in questa battaglia fondamentale firmando la petizione e aiutandoci a salvare la vita di Salman” scrive Yuri Guaiana, Senior Campaign Manager di All Out.

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