Amir Ohana, parlamentare della Knesset d’Israele, è entrato ancora una volta nella storia del Paese dopo esserne stato eletto Presidente. Il ruolo che ricoprirà è quello di Speaker del parlamento israeliano, la Knesset appunto, raggiunto con un voto espresso all’unanimità. Amir Ohana appartiene al Likud, partito politico storicamente di destra a cui appartiene anche l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, rieletto proprio oggi per il suo sesto mandato.
Ohana, che si è ormai costruito una reputazione per essere un fedelissimo di Netanyahu, aveva già segnato un traguardo senza precedenti nel dicembre 2015, quando divenne ufficialmente il primo parlamentare ammesso nella Knesset come uomo apertamente gay. Il suo discorso in parlamento entrò nella storia: «Sono qui come figlio di Meir ed Esther Ohana, emigrati dal Marocco per costruire il Paese. Sono qui con la mia metà, Alon, il mio vero amore. Sono qui come padre dei miei figli Elah e David. E come Davide che sconfisse Golia nella Valle di Elah, sono qui contro ogni previsione. Sono qui con tutto quel che sono, con ciò che ho scelto e ciò che non ho scelto, e sono orgoglioso di tutto questo: ebreo, israeliano, mizrahi, gay, likudnik, falco della sicurezza, liberale e uomo del libero mercato».
Il suo discorso, e la sua partecipazione alla Knesset, non sono mai stati visti di buon occhio dai partiti dell’opposizione come Yahadut HaTorah e Shas, che all’epoca uscirono persino dall’aula in forma di protesta. La presenza di Ohana, tuttavia, era perfettamente in linea con un Israele deciso a progredire in termini di diritti, soprattutto civili. Gli accordi di coalizione, infatti, hanno negli anni gradualmente garantito diritti e protezioni alla comunità LGBTQIA+, come le adozioni per le coppie omogenitoriali o il divieto alle terapie di conversione.
Amir Ohana sembra quindi aver convinto tutti al punto da guadagnarsi la posizione di Presidente della Knesset all’unanimità. Il suo compito prevede quindi che d’ora in poi dovrà condurre i lavori parlamentari quotidiani anche se, come riporta il quotidiano israeliano Ynet, non presiederà le riunioni che tratteranno di diritti LGBTQ+. Non è ancora chiaro se sia una condizione imposta dal parlamento, forse preoccupato dal suo essere di parte sulla questione, ma si sa che Ohana avrebbe chiesto comunque la libertà di voto, per ora ancora senza risposta.
L’elezione di Ohana arriva sicuramente come una buona notizia, soprattutto per la comunità LGBTQIA+ israeliana, ma sembra stonare con la virata ancora più conservatrice che alcuni membri del Likud hanno preso ultimamente. Recenti le dichiarazioni di Orit Strock, che vorrebbe dare la possibilità ai medici israeliani di rifiutarsi di curare pazienti LGBTQIA+. Alle dichiarazioni di Strock si è opposto anche il Capo dello Stato, che ha garantito come non ci sarà nessun danno alle persone queer.
Ma non si tratta solo del Likud. Anche esponenti di altri partiti, sempre appartenenti alla coalizione di maggioranza al governo, si sono mossi su posizioni anti-LGBT. Avi Maoz, ad esempio, del partito Noam (partito di estrema destra con posizioni apertamente omofobe) avrebbe stilato una lista di decine di personaggi dello spettacolo e dei media di informazione a favore dell’uguaglianza di genere e dei diritti LGBTQIA+.
All’interno del governo israeliano sta poco a poco prendendo forma un paradosso che vede ai suoi poli opposti la volontà di provvedimenti progressisti e liberali, da un lato, e una certa tendenza conservatrice che ha sempre caratterizzato la politica e il suo popolo dall’altro. Rimane ancora da vedere se l’effettivo lavoro di Amir Ohana nella Knesset verrà ostacolato a partire dalle prossime settimane. Nel frattempo, l’assunzione di una carica così importante da parte di un uomo politico apertamente gay è sicuramente degna di nota ed è quantomeno un primo passo nella giusta direzione.
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