Leo Gullotta sulla GPA: “Esiste, è un fatto di civiltà nel mondo, perché non regolarizzarla anche in Italia?”

Dopo il coming out, la censura sulla carriera: "Rifarei tutto".

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Leo Gullotta, il celebre attore che in sessant’anni di carriera ha interpretato molteplici ruoli tra teatro, cinema e televisione, si racconta senza filtri in un’intervista a Il Gazzettino. Nato nel quartiere popolare di Catania, il giovane Leo ha abbracciato il teatro sin da giovanissimo, coltivando la sua passione per la recitazione e ottenendo il diploma all’Istituto d’Arte.

L’incontro cruciale con Mario Giusti, giornalista e regista del Teatro Stabile di Catania, ha segnato l’inizio della sua formazione teatrale, dove ha appreso il mestiere, le regole e il rispetto per il pubblico. Oltre alle grandi figure con cui ha lavorato, tra cui Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava e Salvo Randone, Leo Gullotta ha sperimentato diversi ruoli, diventando un’icona della comicità con gli spettacoli del Bagaglino, che furono oggetto di feroci critiche da parte della sinistra. Oggi, l’attore guarda con piacere a quei giorni di successo, ma ritiene che sia tempo di conservare il passato e di non rifare lo stesso show.

Lo scorso Aprile Gullotta si era fatto sentire, quando erano ormai chiare le intenzioni del governo Meloni sui diritti delle famiglie omogenitoriali: “Nega i diritti a bambini che esistono. Dove sta l’umanità di queste persone?” aveva protestato pubblicamente l’attore.

La vita di Leo Gullotta ha anche attraversato un momento cruciale quando, nel 1995, ha fatto coming out, dichiarando apertamente la sua omosessualità. Questa scelta ha portato, purtroppo, ad alcune forme di censura, come quella che gli ha impedito di interpretare una miniserie su Don Pino Puglisi, il parrocco ucciso dalla mafia nel 1993, sul quale la Rai produsse la serie tv Brancaccio nel 2001.

Riportiamo alcuni brevi passaggi della lunga (e assai interessante) intervista de Il Gazzettino:

Lei è sempre stato di sinistra: Schlein non le piace?
«Lei mi sembra interessante. Per fortuna che c’è».

Anche lei pensa che le unioni civili non siano abbastanza?
«Certo che non lo sono, ma quando sono arrivate – con il loro valore di civiltà e democrazia – non potevo, non potevamo, io e il mio compagno, non sottoscriverle. Spero siano una tappa di avvicinamento ai pieni diritti».

Che ne pensa dell’utero in affitto?
«Non si può dire in una frasettina».

Si prenda il tempo che vuole.
«L’utero in affitto esiste, c’è. È un fatto di civiltà nel mondo, perché non regolarizzarlo anche in Italia? Ha altri argomenti vivaci e di giornata?».

Dopo il coming out che lei fece nel 1995 disse di essere stato vittima di una censura che le impedì di fare una miniserie su Don Pino Puglisi: ha subito altri episodi simili?
«La censura continua ancora».

In generale o per Leo Gullotta?
«C’è ancora. Io osservo e le posso dire che c’è ancora».

Quindi dopo quella per la fiction su Don Puglisi per lei ce ne sono state altre?
«Non mi sembra. A lei ne risultano altre?».

In generale ha conti da saldare con qualcuno?
«No. Sono una persona limpida e non mi lascio niente alle spalle».

C’è qualcosa che non rifarebbe?
«Rifarei tutto. Alcune cose vanno bene e altre vanno male. Bisogna sempre provarci, però, perché se si sta fermi è finita».

Della censura per il ruolo di Don Pino Puglisi, Gullotta parlò già nel 2020, “Fu uno schiaffo tremendo” rivelò l’attore.

Guarda al futuro con serenità e si gode le nuove opportunità lavorative, come il suo film “So tutto di te” prodotta da Prime Video. I colleghi de Il Gazzettino concludono raccontando di Leo Gullotta come una persona limpida, priva di conti in sospeso con il passato e con la ferma volontà di continuare a provare nuove sfide nella vita e nella sua carriera di attore poliedrico. Gullotta nel 2019 si è unito civilmente al suo compagno, dopo 32 anni di vita insieme.

Su RaiPlay non perdete la puntata di Ossi di Seppia nella quale Gullotta ripercorre 30 anni di movimento LGBTQIA+  VIDEO >>>

 

foto di copertina tratta da Catania Book Fest IG

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