Incontriamo Emanuela e Sara al DOM EQ, poco fuori dal centro di Cracovia. E’ una sede di cui sono molto orgogliose. Una casetta, più che un ufficio, ha persino una piccola coltivazione di fragole all’ingresso. E’ strutturata come un piccolo centro comunitario, c’è una cucina, una sala lettura, probabilmente ogni tanto funge anche da rifugio per persone in difficoltà. Il movimento LGBTQIA+ si è molto rafforzato in questi anni in Polonia, ci sono più attivisti, c’è qualche locale gay nella movida delle grandi città, il sindaco di Cracovia dà il patrocinio al Pride.
Tra i giovani “moderni” ( e sono in grande maggioranza moderni) si è fatta l’abitudine a riconoscere ed accettare diversi orientamenti sessuali ed identità di genere. Ma il blocco di potere politico è profondamente omobitransfobico, ed Emanuela e Sara dubitano che sarà rovesciato nelle prossime elezioni.
“Oltretutto anche l’opposizione liberale è molto cauta e solo la sinistra è apertamente per i diritti LGBTQIA+. Ma la sinistra rischia di non andare oltre il 10% alle prossime elezioni“.
Stiamo parlando in un paese dove per fare la transizione di genere occorre il consenso dei genitori, anche da adulti, dove l’aborto, anche terapeutico, è proibito, e le donne vanno ad abortire in Repubblica Ceca. Questo breve incontro in Polonia è importante per me per completare il quadro del versante est, del versante verso l’Ucraina.
Racconto a Emanuela e Sara delle mie interviste a Kyiv (all’attivista Olena Shevchenko e alla deputata Inna Sovsun) e della possibilità che l’Ucraina approvi la legge sulle unioni civili.
“In Polonia è molto difficile che ciò accada, nonostante le pressioni dell’Unione Europea. Quelle sono servite a far togliere le vergognose LGBT free zones, ma le unioni civili in Polonia sarà dura.”
Se l’ Ucraina arrivasse prima della Polonia sulle unioni civili, questo non peserebbe particolarmente per farle approvare. Secondo Emanuela e Sara il sentimento polacco verso l’Ucraina è più contraddittorio di quel che appare, e anche per quanto riguarda la contrapposizione alla Russia, ci sono contraddizioni. C’è addirittura chi ha preso le leggi omotransfobiche russe come modello più o meno dichiarato. Insomma il ragionamento che tanto ho sentito echeggiare in Ucraina, e cioè che se in Russia prevale l’omofobia bisogna fare il contrario, in Polonia non sembra avere spazio. Resta da capire come mai, se la società avanza, se il 60 e passa per cento è favorevole alle unioni civili, come dicono alcuni sondaggi, perché poi elettoralmente prevale la destra omobitransfobica. Ma questo è uno dei problemi attuali in Europa, non solo in Polonia.
Paolo Hutter
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