Mentre da Istanbul risuonano spiragli di pace tra Russia e Ucraina, dopo oltre un mese di bombardamenti, migliaia di morti, milioni di sfollati e miliardi di danni, la crociata putiniana contro l’omosessualità ha fatto breccia anche tra la stampa cosiddetta mainstream, sfondando il muro dei siti a tematica LGBTQ che da anni sottolineano la pericolosità di Vladimir lo Zar.
In tal senso Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua, scrittore e intellettuale, ha firmato un interessantissimo editoriale su Il Foglio con un titolo inequivocabile: “Quella di Putin è la prima dichiarazione di guerra ufficiale all’omosessualità“. Scrive Sofri.
L’hanno indicata, lui, il suo cappellano militare Kirill, i suoi consigliori Aleksandr Dugin e Natalya Narochnitskaya, come il cuore profondo dell’occidente. Le “parate del gay pride” come cimento metafisico della salvezza umana secondo Kirill si potevano ancora catalogare fra le sbronze dell’incenso patriarcale. Ma il Putin che, sperando addirittura di cattivarsi Joanne Rowling, ne rivendica l’estraneità ai “diritti di genere”, imprime il suo sigillo sul programma. Ed evoca, per esemplificare la volontà di cancellazione della millenaria cultura russa, i nomi magnifici di Tchaikovsky e Rachmaninoff, non so quanto deliberatamente, dal momento che fu drammaticamente omosessuale il primo e imprudentemente sospetto il secondo.
Sofri sottolinea come l’Occidente intero si sia troppo presto dimenticato “della legge russa contro la propaganda omosessuale, strumento di repressione delle persone e delle associazioni”, approvata nel lontano 2013 e da allora resa ancor più censorea, nonché criminosa.
“Ora ci troviamo davanti alla promozione dell’omofobia a geopolitica”, rimarca Sofri, che precisa come l’omosessualità sia “il termine, tutt’altro che parziale, di misura della virilità “tradizionale”, della resistenza del rapporto “naturale” con le donne. L’omosessualità è occidentale – è l’occidente. A Mosca e a San Pietroburgo, dov’è larga, brillante e audace, è decretata come una, la più vergognosa, importazione straniera”.
Nulla di realmente nuovo per i nostri lettori e per chiunque legga siti a tematica LGBTQ+, dove da un decennio si grida al regime putiniano e alla crociata contro la comunità LGBTQ+ portata avanti da Paesi come la Russia, dove il matrimonio egualitario è stato vietato in Costituzione solo lo scorso anno.
“La guerra di Troia passò per guerra di uomini per una donna”, conclude Sofri. “Gratta la scorza infame della denazificazione, e ci trovi la prima guerra ufficialmente dichiarata contro l’omosessualità e il suo fantasma, che si aggira per la Russia”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.