L’ordine del giudice di Venezia non lascia dubbi: i due gemellini dovranno frequentare persone eterosessuali.
E’ il secondo riconoscimento in Veneto. Il primo è avvenuto nel 2017, quando il giudice ha applicato la stepchild adoption, permettendo a una donna lesbica l’adozione del figlio della sua compagna. Martedì scorso, il tribunale dei minori è tornato ad esprimersi sulla questione. Una coppia lesbica aveva avuto due gemellini, partoriti all’estero da una delle due donne attraverso la procreazione medicalmente assistita.
“La ricorrente e la madre dei minori costituiscono una coppia coesa, con un legame solido che si protrae da più di vent’anni“. Questa la motivazione che ha portato la giudice Maria teresa Rossi a riconoscere la stepchild. Ma la prima soddisfazione della coppia e dei loro legali è durata poco, perché il giudice ha aggiunto un obbligo insensato: i due gemellini, nel corso della loro vita, dovranno stringere rapporti anche con persone eterosessuali. “Denota ancora una certa confusione sui temi diversi della identità di genere e dell’orientamento sessuale. A cui si aggiunge l’incomprensibile esigenza di specificare che i minori dovranno relazionarsi anche con persone non omosessuali” hanno spiegato gli avvocati delle due donne di Venezia.
Le reazioni da parte di Avvenire e di Arcigay Padova
Il quotidiano Avvenire sostiene la decisione del giudice di Venezia. Già dallo scorso anno aveva definito questa indicazione “una sorta di riparazione per una scelta che, se appare in linea con la Cassazione, continua a non risultare del tutto convincente“. Non la pensa così invece Mattia Galdiolo, residente del circolo Tralaltro di Arcigay Padova: “Dimostra che anche i giudici, e non solo i politici, faticano a superare i preconcetti- Cinquant’anni di studi dimostrano che la frequentazione di persone gay o etero non influenza affatto lo sviluppo dell’identità sessuale dei bambini” ha spiegato.
Insomma, una confusione vera e propria tra adozioni gay e identità di genere. Una mescolanza di temi delicati, mai affrontati seriamente dando una definizione semplice e definitiva a identità sessuale, famiglie omogenitoriali e adozioni.
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Sarebbe stato più appropriato che ribadisse semplicemente di far partecipare i gemelli alla vita sociale, criterio che penso valga per tutti i bambini.
Uhm... impossibile non frequentare anche eterosessuali! I nonni, gli zii, i genitori dei compagni di classe... e quindi? Dovranno presentare un attestato di frequentazione?
Uhm... qualcuno spieghi a questa "giudice" che quasi tutti gli omosssuali, io compreso, sono stati educati da eteresessuali. Credo che la misura sia davvero colma.