Occhi chiari, capelli biondi, sorriso smagliante, fisico imponente, Colton Underwood, oggi 29enne, è il principe azzurro che ha fatto sognare milioni di donne americane. Questo perché il gigante Colton, 191 cm per 116 kg di muscoli ed ex giocatore di football, ha partecipato da indiscusso protagonista a The Bachelor, sorta di Uomini e Donne a stelle e strisce in cui una specie di ‘tronista’ deve scegliere tra 30 pretendenti. La fortunata fu Cassie Randolph, con la quale Underwood ha fatto coppia dal 2018 al 2020, quando la giovane ha presentato e ottenuto un ordine restrittivo nei suoi confronti, accusandolo di averla perseguitata fuori dal suo appartamento di Los Angeles e in casa dei suoi genitori, a Huntington Beach, inviandole messaggi di testo molesti con un numero anonimo, installandole un dispositivo di localizzazione sotto la sua auto.
Solo in quel preciso istante Colton ha capito di aver toccato il fondo, dopo anni di farmaci anti-depressivi e aver tentato il suicidio, perché incapace di accettare la propria omosessualità. Ed è qui che nasce l’idea di Coming Out Colton, docu-serie Netflix in sei puntate che segue Underwood nel suo dichiarare al mondo il proprio vero io. “Dato che non riuscivo a convincermi di essere etero, ho provato a convincere tutta l’America che lo fossi“, sottolinea Underwood in una delle sei puntate, in cui il gigante buono Colton abbatte muri che pensava insuperabili. Prima il coming out con sua madre, poi quello con la migliore amica, con il fratello e infine quello più temuto con il padre, ex coach di football che l’ha cresciuto con regole ferree e comportamenti precisi, inculcandogli sin da piccolo quella visione di mascolinità tossica che ha contribuito a rovinargli 20 anni di esistenza. Perché essere dichiaratamente gay in uno spogliatoio è ancora oggi difficile, per non dire impossibile, soprattutto in alcuni sport particolarmente ‘fisici’ e di squadra. Ciò che apparentemente stride, in Coming Out Colton, è la costante presenza delle telecamere, che va ad inficiare la presunta veridicità del tutto, la spontaneità delle reazioni, delle interazioni tra il protagonista e coloro che gli girano attorno.
Coming Out Colton è di fatto una seduta di psicanalisi di 3 ore, in cui Underwood abbraccia se stesso step by step, circondato dall’affetto degli amici e della famiglia. Dopo aver dichiarato la propria omosessualità ai genitori Colton sente la necessità di fare i conti con il proprio passato da sportivo, tornando al liceo per parlarne apertamente con il proprio coach, portavoce di omofobia tra una partita e l’altra. Ed è qui che il doc si fa specchio di uno sport, il football, ancora oggi tremendamente omofobo, perché incapace di andare oltre il luogo comune del macho tutto muscoli che in quanto tale non potrebbe essere gay. Al suo fianco Colton trova il 79enne David Kopay, ex giocatore di football americano che nel 1975 divenne uno dei primi atleti professionisti a fare pubblicamente coming out; il 53enne Esera Tuaolo, in grado di arrivare fino al Super Bowl e dichiaratamente gay da quando ha appeso gli scarpini al chiodo; ed infine il 31enne Michael Sam, ex giocatore di football che ha avuto la forza di dichiararsi nel pieno dell’attività agonistica.
Il loro incontro diventa tavola rotonda per smontare luoghi comuni e affrontare di petto una mancata inclusività e una complicata accettazione che nel mondo dello sport professionistico fanno ancora oggi dannatamente rumore. Episodio dopo episodio Underwood si scopre sempre più, mostrando un tenero lato di se che suscita stupore e tenerezza, perché dietro quella corazza di muscoli si nasconde un uomo rimasto vergine fino ai 25 anni, per oltre due decenni costretto a fingere un’eterosessualità mai realmente abbracciata, che sogna di sposarsi, di avere figli, che vuole l’amore con un uomo più maturo. “È bello sapere che posso essere gay e al tempo stesso sincero, non avrei mai pensato che potesse succedere”, rivela Colton emozionato e orgogliosamente vulnerabile, deciso a condividere la propria storia per “provare ad essere di aiuto” ad altre persone come lui in difficoltà, impegnandosi in prima persona in modo che un giorno “storie come questa non debbano essere piu raccontate“.
Cristiano praticante, Colton riflette sul proprio complicato rapporto con Dio in un’intera puntata, che lo vede ‘scontrarsi’ a distanza con il parroco di una vita. Perché in quanto omosessuale, a detta di quest’ultimo, agli occhi del Signore rimarrà sempre un “peccatore”. Grazie ad alcuni amici Underwood scopre così la Metropolitan Community Church, chiesa che accoglie le persone LGBTQ+, aiutandolo ancor di più a centrarsi, a non sentirsi necessariamente uno sbaglio solo e soltanto perché omosessuale, a non dover cestinare la propria fede. Le paure a lungo covate finiscono così per scomparire, tanto da convincerlo a fare coming out pubblicamente nel corso di un’intervista tv a Good Morning America. Coming Out Colton segue la vigilia di quell’intervista, la nervosa preparazione, il timore del riscontro social alla sua inattesa dichiarazione, le critiche ricevute da chi lo accusa di essersi inventato la propria omosessualità per cancellare l’onta mediatica dell’ordine restrittivo ottenuto dall’ex fidanzata, le lacrime che rigano copiose il suo volto una volta in onda, perché il peso a lungo sopportato è finalmente caduto, scrollato dalle larghe spalle una volta per tutte.
Accompagnato lungo tutto il tragitto dall’amico Gus Kenworthy, campione olimpico di freestyle dichiaratamente gay dal 2015, Colton decide di farsi portavoce di una comunità, sfruttando la propria visibilità per aiutare gli altri, narrando una storia di crescita, di accettazione, di pura redenzione. Insieme al padre, che mai era entrato in un locale gay, fa visita al mitico Stonewall Inn di New York per conoscere da vicino un pezzo di storia LGBTQ+ d’America, perchè é grazie soprattutto a coloro che nel 1969 si ribellarono alla polizia se oggi Underwood può vivere apertamente la propria vita. Lui come tutti noi. “Voglio brindare alla libertà di essere chi realmente siamo”, sentenzia Colton, costretto a fare i conti con il proprio passato, le proprie bugie, gli sbagli commessi che hanno influito anche sulle vite altrui. ““Ho fatto precipitare una povera ragazza nell’inferno delle mie stesse insicurezze. Non avrei mai pensato di fare coming out. Pensavo che sarei morto con questo segreto“, rivela Colton in una delle prime puntate. “Il motivo per cui esco allo scoperto è che mi vergogno“, precisa l’ex volto di The Bachelor minacciato di outing a inizio 2021. Dopo essere andato in una SPA per soli uomini a Los Angeles, Colton era stato ricattato, con una richiesta di denaro per evitare foto di lui nudo insieme ad altri uomini. A quel punto Underwood ha trovato la forza di reagire, raccontando al mondo la propria storia. Senza filtri, senza paura.
“Sono scappato da me stesso per molto tempo, mi sono odiato per troppo tempo”, conclude Colton, per decenni accecato da un’omofobia interiorizzata che gli ha rovinato la vita, fino a quando non ha finalmente capito che continuare a vivere un’esistenza segnata dalle menzogne non aveva davvero alcun senso, se non quello di far star male lui e chiunque gli stesse attorno. Non a caso il Colton Underwood di oggi è sfacciatamente bello come prima, ma mai come ora straordinariamente sorridente e visibilmente felice. Una felicità chiamata coming out.
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