Segretario della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin ha provato a gettare acqua sull’incendio divampato dopo la diffusione della Nota Verbale contraria al ddl Zan, che ha scatenato la politica e obbligato il premier Draghi a ribadire la laicità del Paese.
Nel corso di un’intervista rilasciata al direttore editoriale dei media vaticani Andrea Tornielli, Parolin ha precisato che il Vaticano non intenderebbe bloccare il ddl, ma ha espresso preoccupazioni per presunti “problemi interpretativi” di un testo giudicato “troppo vago” sul concetto di discriminazione.
Peccato che il DDL Zan vada ad ampliare una legge da decenni già esistente, la Mancino, che incredibile ma vero sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e udite udite, religiosi. A rimarcare l’ipocrisia della Santa Sede Leonardo Monaco, presidente di Certi Diritti.
Nella foga di dover compiere la sua rituale ingerenza sull’iter di una proposta di legge di iniziativa parlamentare, alla Santa Sede è sfuggito un piccolo particolare: il cosiddetto “DDL Zan” emenda la legge Mancino inserendo orientamento sessuale, identità di genere, sesso e disabilità nella lista delle motivazioni di discriminazione già individuate dal Parlamento del 1993 e tra le quali vi è anche la religione. Ci stupisce vedere come lo strumento delle aggravanti diventi un ostacolo alla libertà di culto solo quando il dibattito riguarda le vite delle persone LGBTI. Non può esistere legge contro la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali che non contempli l’orientamento sessuale e l’identità di genere, che verrebbero inoltre inserite nella norma esistente con riserve proprio per il diritto di propaganda e di libertà di pensiero. Si approvi intanto la Legge Zan e, per rispondere poi allo scrupolo del Vaticano, si consideri a questo punto anche una revisione complessiva della normativa che possa difendere il diritto di atei e agnostici a non essere bersaglio di eventuali pericoli liberticidi.
Non si capisce, effettivamente, come possa essere di dubbia costituzionalità l’aggravante per omotransfobia, in quanto lascerebbe troppa libertà interpretativa ai giudici, quando simile problematiche non investono da decenni le aggravanti per motivi razziali, etnici, nazionali e udite udite, religiosi.
Un cortocircuito di pura e semplice logica che smaschera tutti quei parlamentari, giornalisti e perché no persino costituzionalisti che continuano ad etichettare il DDL Zan come ‘liberticida’. Se così fosse, perché non smantellare la legge Mancino?
Foto cover, I polacchi Jakub e David a Roma per chiedere un intervento del Vaticano contro l’omotransfobia del presidente polacco Duda.
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