Nel fine settimana è andata in scena l’Agorà “I diritti delle persone Lgbtqi+ nell’Italia che vogliamo”, promossa da Sergio Lo Giudice e Angelo Schillaci d’intesa con il Dipartimento Diritti del PD. Un’occasione di “ascolto” dopo la brusca battuta d’arresto imposta dal Senato della Repubblica al DDL Zan, costretto a sei mesi di stop dopo il sì alla tagliola diventato realtà a fine ottobre.
Enrico Letta, segretario Pd, si è preso l’impegno di una legge contro l’omotransfobia, da approvare il prima possibile. “La nostra battaglia continua: voglio assicurare tutti. Oggi il tema di confronto è anche di livello europeo. E allora il nostro impegno deve salire di tono ancora di più, ad ogni livello”, ha sottolineato Letta. “Questa battaglia è una missione che sentiamo importante per tutti noi, che travalica i confini del nostro ambito politico perchè è anche un tema di modernizzazione della società”.
“Quanto accaduto in Senato“, ha continuato Letta, “è solo la tappa di una battaglia che arriverà al risultato positivo. La società è lì, più avanti. Noi saremo con questo grande avanzamento in una logica nazionale e europea. La battaglia è diventata una grande battaglia europea. L’Europa ci indica la strada su tanti temi ma su questo vive una battaglia durissima, con la sfida lanciata dalla Corte costituzionale e dal governo polacco e ungherese sul diverso concetto dei diritti, sull’uguaglianza e sulla famiglia”. “Se oggi il tema del confronto è di livello europeo, il nostro impegno deve salire ancora di più di tono”.
Parole apprezzate e apprezzabili che – ahinoi – cozzano con l’attuale realtà politica, perché in Senato i numeri continuano a non esserci. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva hanno imposto una linea sul DDL Zan che Pd, 5 Stelle, LeU e movimento LGBTQIA+ reputano inaccettabile e invalicabile. Tra due mesi, dinanzi all’eventualità Mario Draghi al Quirinale, potremmo andare a nuove elezioni o incontro ad un nuovo governo a guida Marta Cartabia, vicinissima a Comunione e Liberazione e in passato dichiaratamente più volte contraria ai nostri diritti. L’eventualità di un futuro governo di centrodestra, poi, allungherebbe ulteriormente i tempi nei confronti di una legge di pura e semplice civiltà, che l’Italia rischierebbe di abbracciare non prima del 2030.
Non a caso Andrea Ostellari, presidente leghista della commissione Giustizia del Senato, ha subito replicato stizzito al segretario Pd. “Letta non ha ancora capito che se la maggioranza del Senato ha bocciato il ddl Zan la colpa è principalmente sua. Dopo aver rifiutato per mesi il confronto proposto da Salvini e dal centrodestra e soprattutto ignorando le richieste della Santa Sede e di quanti chiedevano di modificare quel testo, ora vuole alzare nuovamente i toni. Il centrodestra in commissione Giustizia ha un testo pronto per la discussione. Noi ci siamo, senza imposizioni e bandiere ideologiche“. Un testo, quello presentato dal centrodestra, già ampiamente ritenuto inaccettabile perché da molti considerato un attacco alla legge Mancino, nonché volutamente privo dell’identità di genere tra le aggravanti prese in esame.
Ma anche Alessandro Zan, sempre dall’Agorà “I diritti delle persone Lgbtqi+ nell’Italia che vogliamo”, ha rilanciato l’ipotesi di ripresentare il DDL contro l’omotransfobia ad aprile, quando scadranno i sei mesi imposti dalla tagliola. “Dovremmo arrivare a un tentativo fino all’ultimo minuto della legislatura. Dobbiamo cercare di capire come affrontare questo percorso. La via è stretta, una missione impossibile, ma dobbiamo fare tutti i tentativi possibili”. “Letta ha proposto di organizzare nel territorio nazionale 5 Agorà nelle maggiori città italiane dopo l’elezione del presidente della Repubblica per coinvolgere le persone, soprattutto i non iscritti e le nuove generazioni, e utilizzare la partecipazione alle Agorà per costruire un percorso che stimoli la politica e il Parlamento a riprendere in mano questa battaglia che non è solo nostra ma di tutto il Paese“, ha concluso il deputato Pd, portavoce di un progetto che in questo finire di legislatura ai più appare semplicemente irrealizzabile.
E allora perché continuare a parlarne, rischiando di illudere una comunità che attende da decenni una legge che la tuteli da violenze e insulti? Mantenere attivo il dibattito nei confronti di una legge contro l’omotransfobia appare doveroso, ma tanto varrebbe iniziare a pianificare un manifesto sui diritti LGBTQIA+ in funzione della prossima legislatura e che sappia andare oltre il DDL Zan, iniziando ad abbracciare matrimonio egualitario, le adozioni e tutte quelle istanze che il movimento da tempo presenta alla politica nazionale, incapace di ascoltare e puntualmente accartocciata su quell’insostenibile “bla bla bla” che a quasi 7 anni dalle unioni civili è nuovamente tornato ad essere assordante.
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