Ci sono registi e ci sono sceneggiatori che sono nati per raccontare storie. E poi c’è Ferzan Ozpetek. Oggi, il mondo del cinema e della tv ha a disposizione di una vasta scelta di narratori di talento, e uno di questi è proprio il regista de Le Fate Ignoranti. Nel giorno del suo 62esimo compleanno, è cosa giusta ricordare il genio che c’è dietro a tanti successi cinematografi che hanno scritto una pagina tutta nuova della cinematografia LGBT made in Italy.
Il regista fin dal suo esordio è stato capace di mettere in scena storie semplici e oneste ma di grande impatto visivo ed emozionale, e scavando a fondo nei sentimenti umani, ha aperto una lunga parentesi su quello che è il mondo arcobaleno. Una particolarità che lo ha reso celebre in Italia ma anche nel resto del mondo. 13 i film all’attivo, 3 i romanzi pubblicati per Mondadori, 2 le regie teatrali a cui ha preso parte, tanti i riconoscimenti per il suo talento sconfinato. Ferzan Ozpetek resta uno dei registi più promettenti della nostra modernità, che sfugge dai stilemi di genere, realizzando film di rara bellezza in bilico tra realtà e magica finzione.
Ferzan Ozpetek e il sogno di studiare cinema in Italia
Nato in Turchia nel quartiere di Fener il 3 febbraio del 1959, è figlio di una famiglia borghese del luogo. Per Ozpetek non è stato facile raggiungere i suoi obbiettivi. Il padre voleva a tutti i costi che il figlio proseguisse gli studi negli Stati Uniti, ma il giovane voleva fuggire a Roma per studiare Storia del Cinema alla Sapienza. In questo, per fortuna, ha sempre avuto l’appoggio della madre.
Riesce nel suo intento e si trasferisce in Italia. Completerà il suo percorso di studi frequentato corsi di Storia dell’Arte e del Costume all’Accademia Navona, insieme a quelli di Arte Drammatica. I primi lavori come aiuto-regista arrivano ad inizio degli anni ’80 con Scusate il ritardo, film diretto e interpretato da Massimo Troisi. Per proseguire con Il tenente dei carabinieri e Anche i commercialisti hanno un’anima di Maurizio Ponzi. E prima del suo debutto da regista, ha lavorato insieme a Ricky Tognazzi in Vite Spezzate.
Bagno Turco è il primo lungometraggio in cui Ferzan Ozpetek debutta dietro la macchina da presa. E il successo è stato fulminante. Arrivato nel sale cinematografiche nel lontano 1997, il film è stato presentato nella Quinzaine Des Rèalisateurs al Festival del Cinema di Cannes. Oltre alla kermesse francese, Bagno Turco è stato proiettato in altre rassegne internazionali, ammaliando il pubblico e la critica.
Co-prodotto con Italia, la Spagna e la Turchia, il lavoro di Ozpetek è stato apprezzato proprio perché il regista è stato capace di raccontare la nostra modernità attraverso gli usi e costumi delle terre d’Oriente. E poi, in Bagno Turco (in cui spunta nel cast Alessandro Gassmann) affiorano tutti i temi principali e cari a Ferzan che, con lo scorrere del tempo, diventeranno i suoi marchi di fabbrica: come i dilemmi di vita e le scelte di cuore, i rapporti intra-familiari e l’omosessualità.
Una vita di successi e di sperimentazioni
Quello di Ozpetek è un mondo pieno di luci e colori. Non vince mai il bianco o il nero, ma è in quella sfumatura di grigio che si nota la sua vena artistica più bella e pura. Il suo è un mondo multi-razziale, multi-culturale e multi-colore, in cui non vince mai la ‘normalità’, ma a trionfare sono i sentimenti e la gioia di vivere.
Lui è un regista che è capace anche di sperimentare, di spaziare su più generi senza mai perdere le sue caratteristiche. A Bagno Turco seguirà Harem Suare, che è ambientato proprio nella sua città Natale, ma è nel 2001 che Ferzan Ozpetek raggiunge l’apice grazie a quella favola dolce-amara de Le Fate Ignoranti. Qui è dove Margherita Buy si mostra al meglio delle sue potenzialità, e qui è dove Stefano Accorsi si rivela come uno degli attori più talentuosi del nostro tempo.
Il film ancora oggi è una vera e propria colonna portante per la cinematografia LGBT, uno dei pochi che ha raccontato la comunità in un caleidoscopio di vizi e virtù. Successo non solo di pubblico ma anche di critica, dato che ha vinto 4 Globi D’Oro e 4 Nastri D’argento. Da qui in poi è un susseguirsi di grandi prove, una più intimistica dell’altra.
Mine Vaganti: un cult senza precedenti
Segue La Finestra di Fronte con Giovanna Mezzogiorno e Raoul Bova, e poi nel 2004 dirige Cuore Sacro che, di fatto, è il film che ha ottenuto il minor successo. E poi arriva Saturno Contro, la pellicola che lancerà Ambra Angiolini nel firmamento delle star. Celebre anche per quel bacio appassionato tra Favino e Argentero. Con il passaggio alla Fandago, Ferzan Ozpetek non ferma il suo percorso di crescita, e porta sul grande schermo Mine Vagati, quello che ad oggi è stato definito di uno dei suoi film più belli (oltre che di successo).
Con Alessandro Preziosi e Riccardo Scamarcio nel cast, il regista racconta il disgregarsi di una famiglia del profondo sud tra conflitti e vecchi rancori. Un evergreen che ha superato ben oltre lo schermo, arrivando persino a teatro in un adattamento degno di nota, che conserva lo spirito del film.
Dirige inoltre il criptico Magnifica Presenza e il voyeuristico Allacciate le Cinture, in cui trionfa la fisicità Francesco Arca. Fino a Rosso Istanbul. Questo è stato uno dei suoi film più intimi ed è il secondo che ha girato nella sua terra di origine, solo con attori turchi, e soprattutto è basato sul suo primo romanzo pubblicato.
La ‘napoletanità’ secondo Ferzan
Fino ad arrivare a Napoli Velata. Ozpetek cede al noir eclettico e di stile per raccontare una storia verace che affonda le mani nel cuore più brillante della Napoli di oggi, e affida il racconto a una Mezzogiorno in stato di grazia e a un bellissimo Alessandro Borghi. L’ultimo film in ordine di produzione è La Dea Fortuna. Qui Ferzan Ozpetek racconta con caducità (e un pizzico di perbenismo) il percorso di una coppia allo sbando, logorata dal tempo e da scelte sbagliate, in una favola in cui l’amore nonostante le difficoltà vince sempre su tutto.
Abile narratore, questo è vero, ma anche abile registra. Capace di catturare l’essenza dei suoi personaggi, Ferzan Ozpetek ha il pregio di saper raccontare la vita di tutti noi, facendo leva su insicurezze, paure, sogni e speranze. Con i suoi film è come vivere in una confort zone. Si conosce già il fine ultimo, ma è il percorso il cammino più bello. Di recente ha pubblicato il suo terzo romanzo dal titolo Come un respiro, e qualche settimana fa è tornato dietro la macchina da presa per un divertente spot pubblicitario della Pasta De Cecco, in cui spunta Claudia Gerini e Can Yaman, divo delle soap turche. Si vocifera che, presto, l’attore prenderà parte a uno dei prossimi film di Ozpetek.
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