Vaiolo delle scimmie (Monkeypox), è un’epidemia – VIDEO: parla l’infettivologo >
Il problema non sta nei meri dati – la comunità scientifica ha specificato che il vaiolo delle scimmie o Monkeypox non è una cosiddetta “malattia omosessuale”, ma nel sentimento anti-LGBTQIA+ di alcuni che hanno colto l’ennesima occasione di prendersela con una minoranza vulnerabile. E da qui l’hashtag in tendenza #GayoloDelleScimmie.
Le statistiche sono numeri, che riportano i fatti e – spesso – servono ad arginare problemi andando a focalizzarsi su tendenze da sovvertire.
Una persona razionale lo sa, e va oltre ai pregiudizi, tuttavia, esiste una fetta di popolazione che manca di raziocinio e trasforma tutto in un circo divertente solo per coloro che mancano di empatia.
Anche questa volta, nel mirino della gogna mediatica è finita la comunità gay, in uno scenario che ricorda molto lo stigma verso l’HIV e l’AIDS negli anni 80’. Perché sì, i primi dati riguardanti il vaiolo delle scimmie, pubblicati recentemente, evidenziano un’incidenza maggiore sulla popolazione MSM (Maschi che fanno Sesso con Maschi).
Un’analisi scientifica, dunque fredda e al riparo da emozioni di qualunque tipo, condotta dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, il cui unico scopo è quello di analizzare meglio il fenomeno e intervenire sulle fasce di popolazione più a rischio, proprio come si è fatto per il COVID-19 negli ultimi due anni.
Com’è nato il “GayoloDelleScimmie”
Qualche giorno fa, il virologo e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Genova, Matteo Bassetti era intervenuto su Instagram spiegando la natura del virus, andando a sfatare diversi miti diffusi negli ultimi mesi dalla macchina della disinformazione.
Una semplice attività di divulgazione scientifica condotta da una delle figure più in vista della comunità medica negli ultimi anni, anche a seguito della pandemia da COVID-19.
“Mai, nella storia moderna, il nome di una malattia infettiva è stato più sbagliato e fuorviante che non chiamare così il #vaiolodellescimmie. Molta gente ignorante infatti pensa si tratti di una malattia che la scimmia ha trasmesso all’uomo. Forse 30 anni fa i primi casi furono trasmessi da un primate – spiega Bassetti – ma oggi è una malattia infettiva a trasmissione interumana dove gli animali non c’entrano assolutamente nulla“.
Bassetti ha spiegato che il virus non è da prendere sotto gamba, e che urge una conoscenza e una divulgazione più dettagliata sul fenomeno, parlando poi infine anche dell’incidenza dei casi nella popolazione.
I dati evidenziano infatti che, in oltre il 95% dei casi, sono stati colpiti giovani maschi tra i 20 e i 40 anni, contagiati per via sessuale, in particolare nella popolazione gay e bisessuale (MSM). Quindi, la sua raccomandazione è quella di sensibilizzare la comunità sui rischi e incoraggiare la vaccinazione (qui ci chiediamo, piuttosto: perché in Italia non parte la vaccinazione a target sugli MSM?).
“In oltre il 95% dei casi sono stati colpiti giovani maschi tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati per via sessuale, prioritariamente omo e bi-sessuale. Occorre agire subito all’interno delle comunità gay per raccomandare sia comportamenti sessuali responsabili che la vaccinazione. Non è più il caso di continuare con atteggiamenti ideologici e di censura. Questo è un problema medico-sanitario che viene prima di ogni altro discorso“
Un approccio innegabilmente freddo e calcolatore, in linea con il suo ruolo, che però non ha puntato il dito contro nessuno, ed ha solo esposto fatti e soluzioni. Corroborato anche da Alessandro Cecchi Paone, persona da sempre dedita alla divulgazione scientifica, che ha difeso le affermazioni di Bassetti contro le accuse di “stigmatizzare la comunità LGBTQIA+”.
È intervenuto anche Tommaso Zorzi, che in un corsivo pubblicato su La Stampa ha scritto:
#gayolodellescimmie non mi fa ridere. Mi vergogno per chi lo ha pensato, mi spaventa vederlo circolare. Omosessuali si nasce (mi imbarazza doverlo specificare), non è una scelta. E in una società in cui l’informazione è letteralmente a portata di mano, l’ignoranza sì che è una scelta. E l’odio è la vera pandemia.
Sì, perché lo stigma lo crea chi vuole crearlo: nessuno ha puntato il dito contro gli anziani e gli immunodepressi durante la pandemia da COVID-19, eppure si trattava della popolazione più vulnerabile al virus.
Da qui, il vergognoso hashtag su Twitter.
Tra fotomontaggi beceri e affermazioni poco cortesi, il dito è nuovamente puntato sulla comunità LGBTQIA+, che ha prontamente reagito segnalando i profili e portando alla luce la vergognosa gogna mediatica subita.
[tweet id=”1554209499950583814″ /] [tweet id=”1553678046581899267″ /] [tweet id=”1553742352853909505″ /]Tuttavia, da un punto di vista irrazionale, è facile dare la colpa a Bassetti e accusarlo di contribuire alla stigmatizzazione delle minoranze vulnerabili. Ci dimentichiamo che però, se oggi in generale la comunità LGBTQIA+ venisse vista come una semplice fascia di popolazione, i dati scientifici non potrebbero essere utilizzati per offendere, denigrare, schernire e svilire.
Il nodo, come sempre, è nella mentalità.
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