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Georgia, dopo le violenze omofobe migliaia di persone davanti il parlamento in difesa del Tbilisi Pride – VIDEO

“Non ci arrenderemo a nulla di tutto questo!”, hanno tuonato in piazza dopo le violenze omofobe dei giorni scorsi, che costrinsero gli organizzatori a cancellare il Pride.

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Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle violenze avvenute a Tbilisi, in Georgia, con gli organizzatori del Pride cittadino costretti a cancellare l’annunciata manifestazione perché assediati e minacciati da centinaia e centinaia di estremisti omofobi in arrivo da tutto il Paese.

Immagini che hanno evidentemente scosso anche i georgiani, perché ieri sera circa 7000 persone si sono radunate davanti al parlamento di Tblisi, sventolando bandiere rainbow, chiedendo rispetto, uguali diritti. Mai si era vista Rustaveli Avenue così solidale con la comunità LGBT del Paese. Inequivocabile il messaggio inviato a chi risiede in quel Palazzo del potere: “In Georgia non c’è posto per l’odio“.

“Anche questo inno nazionale, la bandiera e il Paese stesso appartengono a noi!”, ha twittato Giorgia Tabagari, direttrice di Tbilisi Pride. “E non ci arrenderemo a nulla di tutto questo!”

Sventolando bandiere dell’Unione Europea e bandiere arcobaleno, i manifestanti si sono riuniti per denunciare l’ondata di violenza dell’estrema destra nazionale. La polizia ha protetto i manifestanti LGBT+ isolando l’area. Ancora oggi, essere LGBT+ in Georgia è pericoloso, a causa anche della potente Chiesa ortodossa che esercita un’enorme influenza sull’opinione pubblica. Solo il mese scorso aveva definito il Tblisi Pride come un “peccato grave“.

Pochi giorni fa gruppi religiosi di estrema destra hanno fatto irruzione nell’ufficio del Tbilisi Pride, distruggendolo, aggredendo i giornalisti, attivisti e i turisti presenti. Almeno 50 giornalisti sono rimasti feriti, uno è stato picchiato con dei bastoni e altri sono stati quasi falciati da uno scooter.

Nelle ore successive, il primo ministro Irakli Garibashvili ha accusato la comunità LGBT+ di aver alimentato i disordini di piazza, perché l’essere omosessuali è “inaccettabile per un ampio segmento della società georgiana“. Un’autentica follia che segue in scia Paesi come Russia e Ucraina. La Georgia fa parte del Consiglio d’Europa, dell’OSCE, di Eurocontrol, della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, e del GUAM, ed è compresa nel piano d’azione per l’adesione alla NATO.

 

 

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