Se la leghista Simona Baldassarre potrebbe presto diventare ministra della Natalità e della famiglia dell’ormai prossimo Governo Meloni, Giordano Bruno Guerri sarebbe in pole position per far suo il ministero della cultura. Parola de LaRepubblica.
71enne storico, saggista, giornalista nonché noto studioso del XX secolo italiano, con particolare attenzione nei confronti del ventennio fascista e dei rapporti tra Italia e Chiesa cattolica, Guerri è un intellettuale di centrodestra dichiaratamente favorevole all’eutanasia, ai matrimoni gay e all’accoglienza. “E mi vergogno a essere identificato con una schiera di bacchettoni o polverosi reazionari”, precisava poco prima del voto, tanto da far dubitare di un suo possibile ingresso nell’imminente Governo a trazione Fratelli d’Italia.
Nei mesi scorsi, dinanzi alla notizia di un Superman bisessuale, Guerri non ha gridato al famigerato “indottrinamento gender” che tanto piace a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, parlando di “bella provocazione. Spero che con la kryptonite verde diventi trans. Certo è sorprendente vedere Superman omosessuale. Ma direi che è un fenomeno assolutamente normale, fa parte di questo spalancamento del mondo agli omosessuali, dove ora rientra anche Superman”.
Ex direttore dell’Indipendente, ex direttore editoriale per Mondadori ed ex penna de Il Giornale, negli anni ’70 lavora per la casa editrice Garzanti come correttore di bozze, pubblicando un importante manuale per correttori ancora oggi utilizzato. Come docente di storia contemporanea ha tenuto corsi nelle università di Madrid, Rio de Janeiro e Romam, dal 2008 è presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera, e dal 2015 è presidente della Fondazione Opera pia Carità laicale e direttore del MuSa, Museo di Salò. Sposato due volte, ha avuto due figli con la scrittrice Paola Veneto. Negli anni ’90 vicino al partito radicale, tanto da definirsi liberale, liberista, libertario ed ex libertino, Guerri ha pibblicato negli anni decine e decine di saggi.
Nel 2021, dinanzi al DDL Zan, prese le distanze dalla legge contro l’omotransfobia, da lui definita “preoccupante perché è un altro bavaglio“, sottolineando come non la sentisse come “un’urgenza“, e rimarcando infine come “abbiamo leggi sufficienti per tutelare le minoranze“. A seguire l’intervento video su La7.
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