L’ha fatto di nuovo. Giorgia Meloni è tornata ad esprimere “solidarietà” social alle vittime di omofobia. La stessa Giorgia Meloni che da leader di Fratelli d’Italia combatte la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, sia dentro che fuori le aule parlamentari. La stessa Giorgia Meloni che ha definito quella stessa legge “liberticida, per silenziare chi non si piega al pensiero unico“, una legge a suo dire “inutile perché “in Italia i gay non sono discriminati” e tutt’altro che “urgente”. La stessa Giorgia Meloni che ad ogni intervento parlamentare sul merito ha cavalcato il benaltrismo duro e puro, rimarcando come l’Italia di oggi abbia altro a cui pensare.
Proprio quella Giorgia Meloni, e non una sua omonima, un’hacker, ha così commentato l’aggressione ai danni di Jean Pierre Moreno, rifugiato e socio di GayNet preso a calci e pugni in metro a Roma solo e soltanto per aver dato un bacio al compagno.
Rimango scioccata davanti questa assurda e brutale violenza a Roma a danno di un ragazzo che, dalle ricostruzioni della stampa, sarebbe stato aggredito solo perché baciava il suo compagno. Spero che il responsabile di questa vigliacca violenza la paghi: queste immagini sono indegne per un paese civile. La mia piena solidarietà al ragazzo aggredito.
Peccato che ad essere indegno sia anche, se non soprattutto, il racconto politico e mediatico che la signora Giorgia Meloni e il suo partito fanno del DDL Zan, atteso al Senato dopo un’approvazione alla Camera che ha visto Fratelli d’Italia, e udite udite anche la signora Giorgia Meloni, in primissima linea nel volerlo abbattere. La leader di FDI a fine settembre del 2020 parlò di “inaccettabile violenza contro i gay, lo Stato intervenga“, suscitando la reazione di Zan (“Oggi fa la paladina dei diritti e vergognosamente blocca la legge contro l’omotransfobia“). A fine 2020 bissò esprimendo solidarietà nei confronti del ragazzo gay aggredito a Torino. La stessa Giorgia Meloni che in aula, nel parlare di legge contro l’omotransfobia, disse testualmente “Questa roba qua“. Zan, da noi intervistato, le diede dell’ipocrita. Un’ipocrisia sempre più quasi con orgoglio reiterata. E sempre più insostenibile.
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