A Bergamo il tribunale ha deciso di eliminare una mamma dal certificato di nascita di una bambina di 9 mesi di nome Giulia. Il certificato riportava i nomi di Michela e Viola, le sue due mamme. Ora il nome di Michela è stato rimosso e Giulia, per lo Stato Italiano, ha una sola mamma.
Giulia è stata concepita mediante procreazione medicalmente assistita (PMA), con fecondazione eterologa – donazione di gameti, in questo caso spermatozoi – effettuata in Spagna per volontà delle sue due mamme. Ma è stata Viola a portare avanti la gravidanza, quindi per lo Stato Italiano Michela non è sua madre.
Allo Stato Italiano non importa che Viola e Michela si amino e che Giulia sia la figlia del loro amore.
La PMA in Italia è concessa solamente alle coppie eterosessuali. Lo Stato Italiano dichiaratamente discrimina le coppie omosessuali e consente la tecnica della fecondazione eterologa soltanto alle coppie eterosessuali.
La decisione del tribunale di Bergamo è tra le prime a portare a fondo le conseguenze di una catena di azioni di natura giuridica e politica, innescata dalla sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, nella quale si suggerisce di aderire alla stepchild adoption, dunque ad un’adozione lunga e costosa, considerata per altro di serie B in quanto “speciale“, anziché avere un semplice e immediato certificato di registrazione all’anagrafe.
La sentenza della Cassazione del dicembre 2022, inerente alla storia di due padri gay trentini che avevano invece adottato la GPA, ha attivamente sollecitato e messo in opera il Governo Meloni, che legittimamente ha inviato l’ormai famosa lettera del ministro Piantedosi al sindaco di Milano Sala. Proprio ieri si è appreso che la procura di Padova ha fatto richiesta di verifica su 33 certificati di nascita di bambini figli di coppie di donne. Presumibilmente i 33 certificati saranno segnalati al tribunale che, come accaduto a Giulia a Bergamo, potrebbero essere annullati, con conseguente cancellazione di una delle due mamme, per ciascuno dei 33 bambini. Neanche le raccomandazioni dell’Unione Europea, che dieci giorni fa ha chiesto agli stati membri di riconoscere i figli di coppie omogenitoriali, hanno fermato la catena di decisioni per disgregare le famiglie arcobaleno.
Da qualche giorno Giulia ha una sola mamma per lo Stato Italiano. Michela è, secondo l’Italia, un’estranea per Giulia. Se Michela vuole andare a prendere Giulia al nido, dovrà avere una delega da Viola, tanto per fare un solo ed unico esempio pratico (per provare a preservare la nostra dignità, evitiamo di elencare questioni di vita pratica davanti a uno Stato che cancella famiglie dai suoi registri, poiché la notizia è così abominevoli che parlare di deleghe, gite scolastiche e visite ospedaliere ci risulta umiliante).
Siamo soltanto agli inizi di una procedura che molte procure e molti tribunali italiani si apprestano ad adottare, in conseguenza di una precisa volontà politica: usare il vuoto normativo e sfruttarlo per mettere in atto una vera e propria cancellazione del diritto alla genitorialità per le persone omosessuali.
Nel paese che non ha saputo legiferare per una legge di aggravante verso l’odio omobitransfobico (ddl Zan affossato tra risate e applausi dei senatori della scorsa legislatura), il vuoto di legge sulle famiglie arcobaleno è l’ulteriore dimostrazione di una persistente omobitrasnfobia di Stato, che l’estrema destra di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non manca di piegare alla propria volontà di potenza.
Si tratta di una vera e propria persecuzione messa in atto dal Governo Meloni grazie al vuoto legislativo di cui tutta la politica italiana è responsabile. Sinistra inclusa.
Foto di repertorio, di Tim Bish su Unsplash
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