Il Congresso del Guatemala, ovvero il Parlamento del Paese, ha approvato una legge che vieta il matrimonio tra persone dello stesso sesso, con 160 voti a favore e appena otto contrari. La cosiddetta legge sulla protezione della vita e della famiglia ha inoltre aumentato le pene in caso di aborto, già illegale nel Paese e ora consentito solo in caso di grave pericolo per la vita della donna.
Alejandro Giammattei, presidente conservatore del Guatemala, dovrà firmare la legge per renderla ufficiale. Non è ancora chiaro se abbia intenzione di farlo, ma le precedenti posizioni assunte dal suo partito fanno ipotizzare una firma imminente. I favorevoli alla legge hanno sottolineato come “gruppi minoritari della società propongano modi di pensare e pratiche incongrue con la morale cristiana”.
Le donne che oseranno sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza rischieranno ora da un minimo di cinque a un massimo di dieci anni di carcere, rispetto ai 3 anni precedentemente previsti. Oltre ad aver reso illegale il matrimonio egualitario, e inasprito le pene relative all’aborto, la nuova legge proibirà anche l’insegnamento nelle scuole di qualsiasi tema che possa “deviare” l’identità di genere, facendo passare l’idea che l’eterosessualità sia la norma.
Cristian González di Human Rights Watch ha duramente criticato il governo del Paese: “L’approvazione di questa pericolosa iniziativa rappresenta una minaccia per i diritti delle donne e delle persone LGBT nel Guatemala“, dove l’omosessualità non è più illegale dal lontano 1871.
Ma da allora, e son passati 151 anni, nessun altro diritto è stato conquistato dalla comunità LGBTQ. Anzi, secondo un rapporto del 2012 della Commissione internazionale per i diritti umani di gay e lesbiche, in Guatemala le persone LGBT + affrontano “trattamenti crudeli, inumani e degradanti, inclusa una minaccia costante di violenza che equivale a violenza, tortura, sparizioni forzate, violenza sessuale in centri di detenzione e sperimentazioni mediche indesiderate“.
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