Giovanni Forti e lo storico numero dell’Espresso
Il 16 febbraio del 1992 Giovanni Forti raccontò sull’Espresso una cronaca limpida, scarna, antiretorica e ottimista della sua malattia, che ormai era in fase avanzata. Forti morì il 3 aprile di quell’anno.
Forti fu il primo in Italia a scrivere di AIDS, sfidando il tabù della morte. Scoprì la propria sieropositività nel 1987. Morì dopo un mese di agonia in ospedale, pesava appena 25 kg e lasciò un figlio di 13 anni, le due sorelle, gli amici e l’amato Brett Shapiro, sposato nel giugno del ’91 in una sinagoga americana. Le foto di quelle nozze vennero pubblicate proprio sull’Espresso, facendo clamore. D’altronde erano i primi anni ’90. Forti fu un pioniere.
“Di fronte alla mia finestra d’ospedale vi sono due pini romani. Li guardo all’alba e al tramonto e il mio cuore si riempie di gioia“, scrisse in quello storico numero dell’Espresso, tornato a Roma dalla Grande Mela. “Dimagrivo a vista d’occhio, sembravo quasi il superstite di un campo di concentramento… Certo, come uomini stiamo tutti andando verso la morte ma io vi sono di qualche passo più vicino. Essere in ospedale mi ha obbligato a confrontarmi con la morte. Se non mi piace parlare di AIDS in generale, per me la morte è sempre stata l’eterno tabù. Ma ora è inevitabile. L’unica cosa, per non tormentarsi, è riconciliarsi con questa idea, mentalmente chiedere perdono e perdonare, e sperare che qualcosa resti”.
L’amato Brett Shapiro, scrittore, l’ha poi voluto ricordare ne L’Intruso, edito da Feltrinelli nel 1995. L’incontro nella New York del 1990. L’amore immediato, la convivenza dopo tre mesi, le nozze con rito ebraico riformato, la presenza di Zac, il bambino adottato da Brett. E poi lui, l’intruso del titolo, l’AIDS. La narrazione di Brett è intercalata da alcune lettere di Giovanni, con il capitolo conclusivo costituito dal diario scritto da Shapiro durante le ultime settimane di vita del compagno. A Giovanni Forti è intitolata una via nel Parco botanico di Villa Fiorelli a Roma.