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La Spagna rende gratuita la fecondazione assistita per tutte le donne e per le persone trans*

Lo ha annunciato il Ministro della Salute venerdì 5 novembre: i trattamenti non discrimineranno più per stato civile e orientamento sessuale. Finanziati dallo stato anche per donne lesbiche, bisessuali e persone trans*.

Spagna fecondazione assistita Gay.it
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Quando si tratta di tematiche e diritti LGBTQ+, la Spagna è sempre stata avanti sui tempi. Tra i primi Paesi al mondo a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel lontano 2005, insieme alla possibilità di adottare bambini. Ora un altro passo storico arriva dal Ministero della Salute, che il 5 novembre ha firmato l’ordine che rende disponibile i trattamenti per la fertilità e la fecondazione assistita gratuitamente per tutte le donne – indipendentemente dal loro orientamento sessuale – che siano single o sposate e per le persone trans* che possono rimanere incinte.

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Pedro Sanchez, Primo Ministro spagnolo

Pedro Sánchez, il Primo Ministro spagnolo che da anni lotta a fianco della causa femminista e queer, aveva promesso in campagna elettorale di mettere tra le priorità della sua agenda politica la questione dei diritti delle donne e LGBTQ+. Finora il suo impegno ha dato risultati: non solo il suo governo è formato al 60% da ministri donne (tra le percentuali più alte del mondo), negli scorsi mesi ha iniziato anche una campagna per bandire la prostituzione, definendola una pratica che “schiavizza” le donne. Durante l’estate, inoltre, è stata redatta una bozza di legge che permetterebbe ai giovani oltre i 16 anni di cambiare legalmente sesso senza il consenso dei genitori o dei medici, attualmente in Parlamento verso l’approvazione. Sulla questione della fertilità e della fecondazione assistita – che ha inizialmente trovato l’opposizione di alcuni movimenti per i diritti gay che avevano definito l’accesso facilitato una linea rossa da non oltrepassare – aveva promesso che la legge sarebbe diventata realtà lo scorso mese. Promessa mantenuta.

La precedente legge che ne regolava l’accesso era stata inserita dal Partito popolare conservatore nel 2014 e aveva limitato l’assistenza gratuita solo per le donne eterosessuali con un partner, dal momento che «la mancanza di un uomo è un problema medico» quando si tratta di riproduzione assistita. Niente di più falso, e nel suo discorso il Ministro della Sanità Carolina Darias ha definito la nuova legge una “restituzione” dei diritti per le donne single, lesbiche e bisessuali e per le persone trans*. «Si tratta di diritti che non avrebbero mai dovuto essere tolti», ha affermato.

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Il Ministro della Salute spagnolo Carolina Darias

«Il nuovo ordine è un esempio di come riconoscere i diritti LGBTI significhi riconoscere i diritti umani per la società nel suo insieme», le ha fatto eco Uge Sangil, presidente della Federación Estatal de Lesbianas, Gais, Trans, Bisexuales, Intersexuales y más (FELGTBI+), uno dei maggiori gruppi spagnoli che si batte per la comunità queer.

Questo non significa che la Spagna sia un paradiso queer, esattamente come in ogni parte del mondo il consenso sui diritti non è universale. Il partito Vox, ad esempio, un gruppo politico di estrema destra, ha avviato campagne in cui sostiene l’abrogazione di alcune leggi che proteggono la comunità lgbtqia+.

La novità della Spagna arriva in un momento storico non sospetto, quando in altri Paesi dell’Unione Europea come Polonia, Austria, Ungheria e Gran Bretagna le persone lgbtqia+ sono sotto attacco da parte dei legislatori e dei conservatori. Una sorta di barlume di speranza in mezzo a tante lotte e delusioni, senza dimenticare l’affossamento del DDL Zan in Italia.

 

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