Due mesi dopo lo storico referendum che ha legalizzato in Svizzera il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ottenuto con il 64,1% di consensi, il Paese ha annunciato ufficialmente la data a partire dalla quale sarà effettivamente possibile sposarsi. Un traguardo notevole per la comunità LGBTQ+ svizzera, dato che la legge era in discussione dal 2013, ma le campagne politiche e i dibattiti si sono protratti per ben otto anni.
Intanto, dal 1 gennaio 2022 verranno legalmente riconosciuti i matrimoni celebrati all’estero mentre per potersi sposare in Svizzera bisognerà attendere il 1 luglio. La nuova legge va a sovrascrivere la precedente, che riconosceva un legame civile tra persone dello stesso sesso. Questa sarà in vigore fino a luglio e le coppie che già la possiedono potranno mantenerla. Il matrimonio darà la possibilità alle coppie LGBTQ+ di adottare bambini e accedere ai trattamenti per la fecondazione in vitro, che nel Paese sono riservati esclusivamente alle coppie sposate.
«Non possiamo dare per scontato il progresso. Dobbiamo rimanere visibili, chiari e farci sentire sulle ingiustizie. Le persone trans* e intersessuali devono essere protette contro la discriminazione, le terapie di conversione, e gli interventi non consensuali devono essere vietati»
Queste le parole di Hannes Rudolph, portavoce di uno dei gruppi LGBTQ+ svizzeri più longevi, HAZ – Queer Zurich, a cui ha aggiunto: «Un altro obiettivo devono essere le minoranze all’interno della comunità queer… queer di colore, queer disabili, queer migranti e altri dovrebbero trovare strutture di accoglienza e una comunità che non li escluda».
Le dichiarazioni di Rudolph sottolineano come, nonostante la legalizzazione del matrimonio egualitario sia un enorme passo avanti, la Svizzera abbia impiegato un po’ a mettersi in pari riguardo i diritti. Arriva infatti dopo altri 17 Paesi europei – Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito – a consentire l’unione di persone dello stesso sesso. Inoltre, solo a febbraio 2020 è stata approvata la legge che vieta le discriminazioni anti-LGBT in qualsiasi ambito della società, dal personale al lavorativo. Fa quasi sorridere pensare a quanto lavoro manchi ancora in Italia in questo senso, ma per la comunità LGBTQ+ svizzera era ben giunto il tempo che questi cambiamenti prendessero atto.
«Vogliamo rendere la Svizzera un luogo più sicuro per gli emarginati».
La conclusione di Hannes Rudolph è un augurio che dovrebbe riguardare tutti i Paesi, non solo dell’Unione Europea. Intanto però, la comunità queer in Svizzera può finalmente celebrare e vedere ufficialmente uno dei suoi diritti riconosciuto.
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