Memorie di una befana: tra streghe e divinità

La prima volta che l’ho vista avrò avuto sette anni.

Befana
3 min. di lettura

La prima volta che l’ho vista avrò avuto sette anni.

È passata a trovarci nel rustico di zia Assunta: me la ricordo più alta di noi ma ingobbita, pantofole ai piedi, rughe sul viso, fazzoletto in testa, e naturalmente scopa in mano.

L’altra volta quando venne a farci visita Babbo Natale, lui sembrava il Presidente del Consiglio: aitante, arzillo, gran mattatore si faceva le foto con tutti.
La befana, al contrario, era brutta come nonna Emilia. Solo che nonna se ne stava seduta in un angoletto tutta ingrugnita, mentre lei si avvicinava di soppiatto ad ognuno di noi, ci passava la calza, e poi senza fare una fiato spariva di nuovo fuori la porta.
Se non ricordo male qualcuno dei miei cugini si è pisciato addosso dalla paura, e per quanto la reazione mi appare ancora oggi sproporzionata al caso, non mi sento di biasimare. Rispetto la controparte maschile lei appariva storta e sinistra, una megera che avremmo incontrato quella sera e mai più.
Passava ogni volta, ma sempre in sordina.
Se da lui potevamo aspettarci i regali migliori, lei ti donava un “pensierino” e qualche cariatide, senza allargarsi troppo.

La Befana ci portava gli scarti del Natale, preannunciando la fine delle vacanze e sotterrando dentro di me un piccolo seme di malinconia, cresciuto e germogliato quando ero ormai troppo grande per le sue visite.

La befana di Esther Diana
La Befana, di Esther Diana (2018)

È sempre surclassata dal Babbo in rosso, re della festa con i riflettori costantemente puntati su di lui.
D’altronde la sua fama lo precede, dalla provincia agro pontina all’emisfero boreale.

La Befana, a differenza sua, il resto mondo non la conosce così bene.

Sulla Bibbia non c’è il suo nome, se non per una leggenda risalente al XII secolo.
Si narra che i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, l’abbiano fermata lungo la strada per chiederle informazioni.
Lei fece da gps ma nonostante le insistenze del gruppo di unirsi a loro, preferì non seguirli.
Come biasimarla, nemmeno io seguirei un gruppo di sconosciuti a tarda notte.
Ma per la gioia della morale cattolica, se ne pentì subito dopo. Così preparò dei dolci e cominciò a portarli ad ogni bambino nella speranza di beccare il piccolo santo.
Passa ogni anno a trovarci per farsi perdonare, non per fare la stand up comedian come quell’altro.

Ma la versione che preferisco ha origine pagane risalenti all’Italia Centrale e Meridionale del X-VI secolo: gli antichi romani facevano riti propiziatori, celebrando l’arco temporale tra la fine del solstizio d’inverno e il ritorno del Sole (Sol Invictus) alla sua massima potenza, portando con sé morte e rinascita della natura.
Nell’arco di quelle dodici notti, alcune figure femminili volavano sui campi, vegliando sul raccolto.
Non proprio brutte come la povera nonna Emilia: alcuni le identificavano con le dee Diana, Satìa, e Abùndia, rispettivamente: caccia e vegetazione, sazietà, e abbondanza.
La situazione iniziò a vacillare intorno al IV secolo d.C., quando la Chiesa di Roma decise di condannare ogni rito pagano, per paura di risvolti satanici o demoniaci. La nostra befana, come tutte le donne dotate di personalità, venne subito associata alla figura di strega con tanto di scopa volante.

Solo sorpassato l’Alto Medioevo, il Cattolicesimo pensò di consacrare l’Epifania come dodicesima notte dopo il Natale e salvare la nostra megera dall’eterna condanna.
Così ogni 6 Gennaio la Befana cattolica ci porta da mangiare, ma non senza una morale: ai bambini buoni i dolci, agli infami il carbone.
Il carbone, un tempo avvolto insieme ai dolci come simbolo del rinnovamento delle stagioni, oggi promemoria del fatto che tua cugina è stata più brava di te anche quest’anno.

Befana calze

Ma almeno la Befana un pezzo di carbone con scaglie di zucchero te lo regalava lo stesso.

L’uomo padrone delle feste, al contrario ti depennava direttamente al primo passo falso.
Per quanto avremmo scoperto in seguito che le regole del gioco fossero più elastiche e riadattabili del previsto, e che eravamo tutti fin troppo privilegiati per essere privati di un regalo.
Nonostante questo ogni Dicembre mi ritrovavo a controllare non ci fosse nessuna macchia sulla fedina penale, per poi accorgermi che Barbie Magia delle Feste non l’avrei ricevuta in ogni caso.

La Befana invece non si dava tutte quelle arie, forse perché lei per prima sapeva di essere multiforme: anziana pentita, dea del raccolto, strega da bruciare viva, cattolica moralista.

Qualunque siano le sue origini, lei non ha tempo da perdere.
Tanto vale dare un pezzo di carbone a chiunque, anche ai bambini stronzi.

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