Si è svolto ieri sera a Milano in via Lecco il sit-in di protesta contro l’ordinanza comunale che vieta l’asporto dopo le 22 nel quartiere di Porta Venezia, luogo di maggior aggregazione LGBTIQ+ della città. Un provvedimento che ha sollevato da parte di cittadini e commercianti reazioni avverse rivolte al Sindaco Beppe Sala. Con il divieto per gli esercizi commerciali di servire bevande e cibo che i clienti possano consumare fuori dai locali dopo le ore 22, il Comune ha assestato un duro colpo alla comunità LGBTIQ+. E’ del resto noto che il quartiere di Porta Venezia si è trasformato, anche per merito delle amministrazioni Pisapia e Sala, in quel quartiere arcobaleno – unico in Italia – dove le mille sfumature della comunità LGBTIQ+ hanno saputo integrarsi con l’adiacente quartiere africano e la grande dorsale di attività commerciali che è Corso Buenos Aires, dotando Milano di un quartiere attrattivo, esempio di un auspicabile futuro multiculturale, un quartiere amato dalla comunità queer di tutto il mondo.
Tuttavia, secondo gli abitanti residenti nel quartiere, da tempo scontenti dei rumori causati dalla folla che nei mesi caldi popola le strade di via Lecco, via Casati e via Panfilo Castaldi, la chiusura dei locali durante i mesi del lock-down ha innescato una concentrazione di micro criminalità nel quartiere. Ma non sarebbe il lock-down l’unica causa. Secondo alcune testimonianze, una grande quantità di borseggiatori, piccoli spacciatori e disgraziati delinquenti, a causa del “repulisti” imposto dalle forze dell’ordine nel vicino quartiere di Corso Como, si sarebbe trasferita proprio in Porta Venezia. “Hanno ripulito il quartiere dei calciatori e degli influencer e le bestie si sono trasferite da noi”, mi confida una signora che lavora in uno dei tanti bar africani che negli anni hanno saputo costruire insieme ai commercianti locali questo miracolo di integrazione oggi minacciato da un serpeggiante disordine.
Si può dunque ben dire che l’alto livello di violenza e degrado che il quartiere avrebbe assunto dalle riaperture post-Covid in poi è la ragione che ha indotto Sala e il Prefetto all’accelerazione di un protocollo qualificato come “pilota”. Pilota perché è nel quartiere di Porta Venezia che il Comune, insieme alle forze dell’ordine, ha deciso di tentare per la prima volta a Milano la bacchetta del divieto: dopo le 22 i locali possono servire soltanto bevande e cibo a chi trovi posto nel locale o nei tavolini all’aperto del locale. E secondo una stima del titolare di uno dei locali, il fatturato dei clienti che trovano posto costituisce a malapena il 40% del fatturato totale. Questo significa che la movida costituisce un grande business per i locali. “Due settimane fa hanno aggredito il mio amico Matteo qui dietro l’angolo” spiega un assiduo frequentatore dell’orario aperitivo. “Se vieni dopo le due di notte al sabato o venerdì, qui è una discoteca degenerata a cielo aperto, ubriachi, risse… non se ne può davvero più” mi dice una giovane donna. E’ dunque evidente che lo svago della comunità LGBTIQ+ e il fatturato dei commercianti non costituiscono una ragione valida per il Comune e la Prefettura per tollerare lo stato delle cose. Ed è un tema al quale i commercianti del quartiere hanno cercato nel tempo di dare una risposta concreta. “Dapprima erano soltanto sei locali, ora sono diventati venti, e si sono associati nel ‘Rainbow District‘ – mi spiega Michele Albiani, giovane attivista candidato PD alle prossime elezioni comunali – e si sono imposti un auto-regolamento che stabilisce che dopo le due di notte tutti i locali chiudano, così da evitare lo strascico di gente che continua a bere e ballare per le strade con la musica sparata dagli speaker bluetooth portati da casa”. Tuttavia restano alcuni locali, cinque o sei, che non hanno aderito all’autoregolamento e che continuano a restare aperti dopo le 2. Sono loro che rischiano di diventare il capro espiatorio. Perché se è pur vero che l’insistenza con cui alcuni locali continuano a restare aperti dopo le 2 tradisce lo spirito unitario dei commercianti del quartiere, favorendo la continuazione della movida proprio in quelle ore notturne maggiormente a rischio criminalità, d’altro canto è altrettanto chiaro a tutti che non sarà l’adeguamento di cinque o sei locali a risolvere la vicenda. Ma la bagarre prende l’odore di una guerricciola tra commercianti. E invece la posta in gioco è di ben più nobile livello.
Nella giornata di venerdì, mediante il canale Instagram, la redazione di Gay.it aveva chiesto ai lettori di esprimere la propria opinione riguardo il provvedimento del Sindaco. La maggior parte degli utenti ha manifestato profondo malcontento: “Cercano i voti della destra”, “Non ha alcun senso, che mettano più controlli”, “Perché proprio il quartiere LGBTQ+ di Milano?”. Qualcuno si è spinto oltre, definendo il provvedimento “omofobo” e “razzista”. “Perché proprio nel quartiere gay e africano”, scrive una ragazza. E ancora “Alla fine ci andiamo sempre di mezzo noi”. Segno che il provvedimento ha scosso parecchio non soltanto le tasche dei commercianti, ma il popolo LGBTIQ+ milanese e lombardo. Una richiesta di attenzione potente indirizzata direttamente al Sindaco Sala che a quel popolo chiede legittimamente i voti per essere rieletto il 3 3 4 Ottobre.
La questione è spinosa. Da un lato il popolo LGBTIQ+ non può rinunciare a questo quartiere. Una ragazza ci ha scritto dicendo che lei arriva dalla Brianza ogni weekend, non ha ancora fatto coming out e – testualmente – “per le strade di Porta Venezia posso essere me stessa all’aperto” (chi scrive ha avuto un brivido leggendo). Ci sono poi i commercianti, come ha ricordato proprio Michele Albiani durante il sit-in di protesta, che hanno faticosamente superato la magra del lock-down e adesso possono riattivare le casse e recuperare un po’ di liquidità. Ma ci sono anche gli abitanti del quartiere, che avrebbero diritto alla sicurezza e a una maggiore tranquillità.
Nella giornata di Sabato, quando sulla rete si inseguivano i rimbalzi della convocazione del sit-in di protesta, il Sindaco Sala ha fatto la sua apertura ai locali, promettendo un confronto risolutivo. “Questo ha disteso parecchio gli animi – mi spiega Albiani – perché i commercianti hanno capito che Sala tiene alla nostra comunità”. Vedremo cosa dirà Sala ai commercianti che da tempo chiedono più forze dell’ordine per le strade, anziché protocolli tranchant che scontentano tutti. E vedremo se il Sindaco e il Comune si preoccuperanno, oltre che del sacrosanto fatturato degli esercenti, anche di ascoltare la voce della comunità LGBTIQ+ senza la quale, è ben ricordarlo, Porta Venezia tornerebbe ad essere quel quartiere senza sapore dei primi anni 2000. Quando all’angolo tra via Lecco e Via Panfilo Castaldi, dove c’era una torrefazione, aprì il Mono, primo dei “locali gay” (si diceva così) a piantare una bandiera arcobaleno in queste strade.
Chi scrive ha la sensazione di un’accelerazione elettorale destrorsa da parte del Comune e del Sindaco Sala, al quale va certamente riconosciuta una manifesta e convinta vicinanza alla comunità LGBTIQ+ in questi anni. Il Sindaco ha tuttavia firmato, sebbene il provvedimento sia stato politicamente voluto da Anna Scavuzzo, vicensindaca e assessora alla sicurezza, ex-renziana. Questo provvedimento accarezza chiaramente un certo decisionismo di destra, a un mese dalle elezioni comunali del 3 e 4 Ottobre. Un pugno duro, felpato arcobaleno, che strizza l’occhio all’elettorato più moderato. Vedremo a cosa porterà questa mediazione con i commercianti. Il sospetto è che a quel tavolo nessuno rappresenterà quella ragazza che riesce a essere se stessa all’aperto soltanto sotto il cielo di Porta Venezia. “Ma le associazioni dove sono?”, mi chiede un ragazzo al termine del sit-in, mentre sul marciapiede a metà tra il Lecco Milano e il Red Cafè beviamo una birra presa da asporto alle 21.58.
Di seguito la lista dei locali che Sabato 4 Settembre in via Lecco a Milano hanno aderito al sit-in di protesta contro l’ordinanza che vieta l’asporto: POP, LECCOMILANO, RED, STEP, MONO, SUI GENERIS, EPPOL PIE, ORO, SPECIAL HAMBURGER, SENSI, MEMÀ, LOLA, CANDIES. TIENDA DE JUAN, SAPORI DI CASA, LITTLE ITALY, PAZZESKA, GOTTINO. Visita la pagina RAINBOW DISTRICT su Facebook >
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