87 anni il prossimo 17 agosto, Giulio Rapetti Mogol è forse il più celebre paroliere della musica italiana. Il suo sodalizio artistico con Lucio Battisti ha scritto indelebili pagine della canzone nostrana, senza dimenticare i brani scritti per Mina, Patty Pravo, Marcella Bella, Mango, Ornella Vanoni, Adriano Celentano. Il 24 febbraio 2023 Mogol è stato nominato consulente per la cultura popolare presso il Ministero della Cultura del Governo Meloni, guidato da Gennaro Sangiuliano, ex direttore del Tg2.
Intervistato da La Stampa, Mogol si è immediatamente concesso dichiarazioni allucinanti nei confronti del Festival di Sanremo, che lui non avrebbe visto “perché mi fa male. Bisogna dare positività per favorire l’evoluzione delle persone“.
Dinanzi al bacio tra Fedez e Rosa Chemical, Mogol ha precisato di “non avercela con gli omosessuali anzi, ma con questa promozione dell’omosessualità. Non voglio urtare la sensibilità di nessuno ma quello è un palco che promuove la musica, non effetti che cercano l’Auditel dimenticando la promozione della cultura popolare“.
Cosa da non dimenticare, il premio Mogol istituito nel 2008 dalla regione Valle d’Aosta, nato per “premiare l’autore del miglior testo musicale in lingua italiana dell’anno“, venne assegnato nel 2009 a Luca era Gay di Povia. A presiedere quella giuria proprio Mogol, insieme ad Arnaldo Colasanti, Marcello Veneziani ed Oliviero Beha, con la canzone di Povia che riuscì incredibilmente a superare Sincerità di Arisa, Il paradiso dei calzini di Vinicio Capossela, Egocentrica di Simona Molinari, A te di Jovanotti e Tutto l’universo obbedisce all’amore di Franco Battiato con Carmen Consoli.
Dopo essersi definito “apolitico”, perché “io giudico le cose che si fanno, destra o sinistra se uno è competente bene, giudico per le decisioni che si prendono“, Mogol, sempre dalle pagine della Stampa, ha lodato Giorgia Meloni (“donna molto preparata“) e il suo governo appena nato: “Si son trovati a fronteggiare situazioni spaventose, pensi solo al 110 per cento. È la follia, e pensi al reddito di cittadinanza che fai contenta la gente ma a che prezzo“.
Il Festival di Sanremo continua quindi a suscitare polemiche, e soprattutto a far gola alla destra di governo che sogna sempre più di metterci mano e piedi, mandando via Stefano Coletta e Amadeus per conquistare l’Ariston. E se il bacio tra Fedez e Rosa Chemical non è certamente stato un atto osceno, come ribadito dalla procura che ha chiesto l’archiviazione dell’esposto presentato da Pro Vita, il governo Meloni punta al jackpot festivaliero, come ieri ribadito dal leghista Simone Pillon.
Vladimir Luxuria ha ipotizzato un eventuale Sanremo a trazione leghista, immaginando Enrico Montesano e Stella Manente conduttori, con videomessaggio di Orban, J.K. Rowling ospite internazionale e Povia in trionfo con la giuria presieduta da Maddalena Morgante e Simone Pillon. Quest’ultimo, tirato in ballo, ha colto la palla al balzo per far sua l’idea dell’ex deputata di Rifondazione Comunista, cinguettando. “Noi sogniamo un Sanremo senza ostentazioni blasfeme, senza messaggi di guerra, senza Gender, senza schifezze. In questo senso le tue proposte mi paiono sensate e condivisibili. Vedremo di attuarle“.
Caro Vladimiro, la differenza tra noi e voi è proprio questa: noi sognamo un #sanremo senza ostentazioni blasfeme, senza messaggi di guerra, senza Gender, senza schifezze. In questo senso le tue proposte mi paiono sensate e condivisibili.
Vedremo di attuarle.
Buona domenica! pic.twitter.com/2Sn01AcypA— Simone Pillon (@SimoPillon) February 26, 2023
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