Entro fine 2022 New York City dovrà fornire alloggi separati e dedicati per le persone senzatetto trans* e di genere non binario nei rifugi cittadini di quattro distretti. Tutto nasce da un atteso accordo con Mariah Lopez, attivista della Strategic Transgender Alliance for Radical Reform (STARR). La Grande Mela ha quindi meno di un anno per mettere a disposizione almeno 30 posti letto per le persone trans in tutta la città, tra le sedi di Brooklyn, Bronx, Queens e Manhattan. I letti, che dovranno avere accesso a servizi igienici e docce monoposto o bagni privati, potranno essere collocati sia in nuove pensiline dedicate, sia in unità separate all’interno di strutture ricettive esistenti.
L’accordo include anche un impegno da parte della città ad aggiungere in futuro ancora più posti letto per le persone trans, se necessario. Lopez e i suoi avvocati riceveranno specifici rapporti dalla città sui progressi effettuati, monitorando le eventuali denunce per molestie e visitando i rifugi designati per valutarne le condizioni. L’accordo arriva al culmine di una battaglia legale lunga quattro anni che Lopez ha condotto per lo più da sola, senza l’aiuto di un avvocato. Parte del contenzioso è stato intrapreso mentre viveva per strada, dopo essere fuggita dal sistema di accoglienza della città nel 2017. I termini dell’accordo con New York City sono stati riportati per la prima volta da Xtra Magazine.
“È stata una tale lotta arrivare a questo punto“, ha detto Lopez a WNYC/Gothamist, specificando come durante la battaglia legale durata anni abbia tratto ispirazione da iconiche attiviste trans* come Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera. Lopez aveva brevemente vissuto con Rivera prima della sua morte, nel 2002 a Transy House, rifugio di Brooklyn per giovani trans in fuga. “Niente di tutto questo cambierà se questo caso svanisce e io mi arrendo”, si era detta. Isaac McGinn, portavoce del Dipartimento dei servizi per i senzatetto della città, ha confermato i cambiamenti politici e sociali che il dipartimento sta attuando. “Ringraziamo Mariah Lopez per la sua leadership su questo tema e, mentre portiamo avanti il nostro lavoro, intendiamo continuare ad ascoltare il feedback da parte di partner e sostenitori, con l’obiettivo condiviso di garantire l’ambiente più inclusivo per tutti”.
Lopez, 36 anni, è diventata una senzatetto dopo la morte di una zia con cui viveva. Successivamente è entrata nel sistema dei senzatetto della città ed è stata presto trasferita alla Marsha’s House, rifugio dedicato alla comunità LGBTQ. Ma una volta qui ha incontrato un ambiente tutt’altro che accogliente. Il personale, a suo dire, la scambiava regolarmente o usava il pronome sbagliato per descriverla. L’avrebbero più volte chiamata “fr*cio” e avrebbero fatto pressioni su di lei e altri residenti del rifugio per atti sessuali, con la minaccia di trasferirli in un rifugio diverso se non si fossero concessi. Le condizioni del rifugio erano così demoralizzanti, ha detto Lopez, che è tornata in strada e alla prostituzione per sopravvivere. Un parente l’ha aiutata ad affittare una stanza diversi mesi dopo. All’epoca, Mariah disse che si chiedeva ripetutamente: “Cosa farebbe Sylvia?“, riferendosi all’iconica Rivera. “Andrò alla corte federale“, si rispose con coraggio. E così ha intrapreso una battaglia durata anni.
Oltre all’accordo storico per fornire alloggi alle persone trans, il personale dei rifugi dovranno firmare accordi di non discriminazione e ricevere una formazione educativa su come interagire rispettosamente con le persone trans e di genere non binario. Lopez e il suo team legale presso il Center for Constitutional Rights e la LGBTQ+ Advocacy Clinic di Harvard Law, che sono subentrati in suo aiuto, monitoreranno i progressi del Dipartimento dei servizi per i senzatetto sugli impegni presi per i prossimi cinque anni.
“Abbiamo molto lavoro davanti a noi per assicurarci che la città rimanga sulla buona strada“, ha detto Lopez, aggiungendo: “Se riesci a trovare un alloggio per qualcuno, puoi cambiare la sua fottuta vita“.
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