Rinviato per otto mesi e piazzato in prime time in piena estate con la chiara intenzione di non fare troppo rumore al cospetto del nuovo Governo Meloni, Non sono una Signora si è presto tramutato in uno dei programmi cult della calda stagione televisiva nazionale.
Partito con 987.000 telespettatori e il 6,56% di share lo scorso 29 giugno, è cresciuto sette giorni dopo arrivando ai 1.054.000 telespettatori con il 7,52% di share, per poi assestarsi al 7,16% di share della 3a puntata, con altri 944.000 telespettatori. Numeri ottimi per Rai2, nettamente sopra la media di rete. Puntualmente in trending topic su Twitter, Non sono una Signora ha così smontato le previsioni della vigilia che immaginavano una prima serata flop, mostrandosi fresco e divertente, portatore sano di messaggi positivi, di pura inclusione e rappresentazione, tanto da meritarsi un rinnovo.
In un contesto ‘normale’, dinanzi ad una maggioranza di governo ‘normale’, la seconda stagione di Non Sono una Signora sarebbe già stata trionfalmente annunciata. Ma è chiaro che dinanzi a simile esecutivo, con esponenti di partito che hanno spesso parlato di “propaganda gender” nei confronti dei bambini da parte delle drag queen e al cospetto di una maggioranza che ha letteralmente occupato la Rai, prendendosi tutte le poltrone disponibili e contribuendo alla cacciata di volti storici riconducibili al centrosinistra, un rinnovo appaia difficile. Se non impossibile. Per quanto Non sono una Signora stia andando bene, il suo slittamento è stato figlio proprio di una chiara volontà politica.
Fu Stefano Coletta, fortemente attaccato dall’attuale maggioranza di governo e ora spedito alla Distribuzione, a volere Non sono una signora, quindi come si può ipotizzare un eventuale 2a stagione promossa da coloro che se ne sono polemicamente liberati? Nel dubbio Alba Parietti, via TvBlog, si è detta fiduciosa:
“Non sono una signora è un programma che accoglie, non respinge nessuno. È un programma fatto per creare una allegra intimità e divertimento. Adesso che si è capito che dentro il vaso di Pandora non c’era altro che puro divertimento, spero si possa pensare di farne una seconda edizione. Io sono molto speranzosa in questo senso. Ho avuto segnali positivi da parte dell’azienda dopo la messa in onda. Ora se son rose, come si dice, fioriranno. Il programma ha fatto ascolti superiori alla media di rete ed è stato ai primi posti come trend sui social network. Mi sembra una bella cosa”.
Eppure la sensazione è che Non Sono una Signora possa rimanere un unicum, almeno sulla tv pubblica, per quanto costi poco e renda molto.
Produzione Fremantle Italia, il programma potrebbe però trovare collocazione altrove, come recentemente accaduto con Che Tempo che Fa di Fabio Fazio passato da Rai3 a Nove e con Drag Race Italia 3, passato da Paramount+ a Discovery+. Adattamento italiano del talent show olandese Make Up Your Mind, Non sono una Signora potrebbe andare incontro ad un più che probabile mancato rinnovo Rai, per poi risorgere altrove, su altri canali del telecomando al grido “Tocca i tacchi per la prima volta“. Se così fosse darebbe ad Alba Parietti (qui da noi intervistata), al direttore artistico Nick Cerioni (qui da noi intervistato), agli autori Fabio Pastrello, Ennio Meloni, Annalisa Montaldo e Antonio Vicaretti, e ai giudici Elecktra Bionic, Vanessa Van Cartier e Maruska Starr la possibilità di di ricominciare, di ripartire, possibilmente senza più intrusioni, diktat, slittamenti e tentativi di censura da parte di quella politica nazionale che quando è all’opposizione grida ai quattro venti “fuori la politica dalla Rai”, per poi occuparla una volta diventata maggioranza.
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