Migliaia di persone a Verona, circa 4000 persone a Lecce, 9000 ad Asti, un migliaio a Siracusa. È così andato in archivio un altro colorato e affollato weekend di Orgoglio, con 4 città in strada, andando oltre il soffocante caldo di questi giorni.
A Verona per la prima volta nella storia del Pride cittadino ha partecipato il sindaco, Damiano Tommasi, che ha sottolineato come “il pride è la voglia di difendere i diritti, di difendere il fatto di sentirsi ognuno a casa sua in questa città, come in tutte le città. E questo è uno degli obiettivi della nostra amministrazione: far sentire chiunque vive o anche solamente si trovi a passare per Verona a casa sua. E lo si ottiene difendendo i diritti e la libertà di ciascuno. Io ho sempre detto che dobbiamo guardare al futuro di questa città, a chi vogliamo essere, quale vogliamo sia la nostra identità, e le tante associazioni e persone che vivono a Verona raccontano una città aperta, solidale, accogliente, al passo con l’Europa, che vuole difendere i diritti di tutti”.
Il Pride è tornato a Lecce dopo 8 anni, con il primo cittadino Carlo Salvemini in prima fila. “Finché non sarà affermato il diritto, formale e sostanziale, a poter vivere appieno la propria identità e libertà, ci sarà bisogno del Pride”, ha scritto sui social il sindaco. “Finché ci saranno discriminazioni o saranno imposte sofferenze a chi sceglie di essere semplicemente ciò che è, ci sarà bisogno di manifestare. Oggi la nostra città ha visto migliaia di giovani e meno giovani unirsi a questa festa dal forte significato politico. È politica, nel senso più nobile del termine, unirsi per affermare diritti e libertà civili. Sono felice e orgoglioso della risposta che Lecce ha dimostrato in questa giornata. Ringrazio gli organizzatori e quanti hanno garantito che questa gioia di vivere potesse manifestarsi in maniera così bella“.
Ad Asti hanno presenziato la madrina Vladimir Luxuria e il padrino Paolo Camilli, mentre a Siracusa il corteo è stato aperto da Massimo Milani e Gino Campanella, storici cofondatori di Arcigay unitisi civilmente nel 2020 dopo 40 anni d’amore.
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