Da 76 anni, ogni 1 agosto viene commemorata la più grande battaglia della Polonia contro la Germania nazista nel corso della seconda guerra mondiale. La Rivolta di Varsavia fu una ribellione armata che durò per 63 giorni, dal 1º agosto al 2 ottobre 1944, in cui morirono circa 180.000 persone, di cui 18.000 insorti. La città venne totalmente devastata.
Sabato scorso un gruppo di nazionalisti polacchi ha marciato per il centro delle strade di Varsavia per commemorare l’evento. La marcia di quest’anno è stata dedicata ai “crimini tedeschi irrisolti”, con l’obiettivo di chiedere un risarcimento per i danni subiti nel corso della rivolta. Ogni 1 agosto alle 5 del pomeriggio le sirene risuonano in tutta la città per due minuti, per ricordare il momento esatto in cui i combattimenti iniziarono quel lontano e mai dimenticato 1 agosto del 1944.
Peccato che quest’anno, in una Polonia sempre più orgogliosamente e sfacciatamente omofoba, con un presidente appena rieletto felicemente discriminatorio e intere zone del Paese ‘free-LGBT’, alcuni esaltati abbiano bruciato una bandiera rainbow, vomitando insulti e slogan omofobi. Tutto questo in pieno giorno e al cospetto dei media, tra decine di telecamere, fotografi, microfoni. Che nella Polonia tanto ammirata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni la situazione ‘omotransfobia’ sia totalmente fuori controllo, appare sempre più pericolosamente evidente.
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