In Parlamento si parla finalmente di diritti LGBTQIA+ e di discriminazioni.
Peccato che, durante la risposta del governo a un’interrogazione parlamentare sull’argomento, l’aula del Senato sia completamente deserta. La denuncia è arrivata dal senatore Filippo Sensi (Partito Democratico) che ha reso pubblica la situazione con un post su X/Twitter, mostrando una foto dell’aula completamente vuota e scrivendo, sarcasticamente:
Il governo risponde al Senato a una interrogazione sul contrasto alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e alla violenza verso le persone LGBTQIA+ pic.twitter.com/FsMJnJWpyk
— nomfup (@nomfup) September 14, 2023
Nel preciso momento in cui la Ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, era l’unico rappresentante del governo a rispondere all’interrogazione, la premier Giorgia Meloni si trovava a un forum ultraconservatore sulla crescita democratica a Budapest, affiancata dall’amico Viktor Orban, a parlare di “Dio, identità nazionale e famiglia”.
Certamente una coincidenza, che tuttavia sottolinea la disconnessione tra le priorità del governo e le necessità di una comunità che è chiaramente sotto attacco: basti pensare alla persecuzione delle famiglie omogenitoriali, alla gestazione per altri da rendere reato universale e alle carriere alias nelle scuole e nelle università.
Desta sorpresa anche il vuoto assoluto tra i banchi dell’opposizione.
A rispondere all’interrogazione, solamente la ministra della Famiglia e della Natalità, Eugenia Roccella, che ha annunciato che il 23 maggio scorso ha firmato il decreto che ha permesso lo sblocco dei fondi per il periodo 2020-2021, garantendo così la continuità dei progetti in corso. Roccella ha anche comunicato che l’UNAR ha pubblicato il decreto e avviato la procedura amministrativa per distribuire i fondi ai beneficiari attraverso la stipula di nuove convenzioni. Inoltre, con i nuovi progetti, verrà acquisito un flusso di dati finora mancante al fine di identificare le esigenze concrete e fornire risposte più efficaci per proteggere le vittime di discriminazione.
Registriamo tuttavia che un’aula vuota non è solo un simbolo di indifferenza, ma anche un chiaro messaggio di come le questioni relative ai diritti LGBTQIA+ siano ancora percepite come di secondaria importanza – o per meglio dire: da osteggiare – dagli attuali governo e maggioranza. Lascia francamente sconcertatə anche il vuoto tra i banchi dell’opposizione.
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