Una relazione lesbica. Una famiglia omofoba. Una vita spezzata.
Dai social ci arriva la richiesta urgente di Giulia, di Torino. Un’amica di Giulia, Megan, è la fidanzata di una ragazza turca, Angela. Entrambe sono dichiarate, nonostante le persone LGBT nel Paese siano discriminate e odiate. Megan, che ora studia Medicina a Torino, ha fatto coming out a 15 anni (ora ne ha 20) e la sua famiglia l’ha accettata con amore e sostegno. Lo stesso non è successo ad Angela. La sua, al contrario, è una famiglia omofoba.
Angela fa parte di quel 95% dei membri della nostra comunità a essere discriminata. Anche in famiglia. Soprattutto in famiglia. Un anno fa Angela ha deciso di uscire allo scoperto, e ha detto al padre di essere una ragazza lesbica. Angela vive a Mersin, una cittadina molto conservatrice. In famiglia la madre ha dimostrato più volte la sua avversione nei confronti delle persone LGBT. Il fratello è orgogliosamente omofobo. Non restava che il padre, l’unico che non dimostrava nessun odio.
L’attacco della famiglia omofoba dopo il coming out
Se il padre di Angela appariva tranquillo, poi tutto è cambiato. E quando Angela torna a Mersin (studiava a Istanbul), viene attaccata da tutta la famiglia. Un attacco di panico le impedisce addirittura di respirare per un minuto, tanto forte era l’angoscia e l’ansia. La madre, il padre e il fratello le dicono che è una vergogna per la famiglia, che deve dire ad alta voce che gli piacciono i maschi. Così tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Paragonata a una prostitua (categoria odiata e ripudiata in Turchia), minacciata di essere rinnegata, offesa in modi inimmaginabili.
Alla fine, dopo una notte di pianti, Angela decide di seguire gli ordini della famiglia. Vuole proteggere la sua istruzione, non avrebbe potuto pagarsi le tasse universitarie da sola.
Il ritorno a Istanbul e l’assunzione di un detective
Dopo quanto successo, Angela torna nella capitale turca per proseguire gli studi. La madre la chiama ogni giorno, il telefono e il computer sono sotto controllo. Quando Angela dice alla madre di aver lasciato Megan, lei qualche giorno dopo invia una foto della figlia e della ragazza assieme. La famiglia omofoba aveva assunto un detective per seguirla. Deve riportare ogni sua mossa, identificare ogni persona che incontra.
E il covid complica tutto
Arriviamo rapidamente alla pandemia, quando Angela è tornata a casa con la famiglia. Nel corso del lockdown, abbiamo affrontato il caso di alcuni figli e figlie tornati a casa per l’emergenza sanitaria e costretti a dover convivere con una famiglia omofoba.
L’abuso mentale diventa insopportabile. Nessun contatto con amici e con Megan, sequestrati tutti i telefoni e pc per 3 mesi. Angela è calata di peso, non è più la stessa, ha pensieri suicidi. L’ansia le ha causata una aritmia cardiaca.
Anche il terapista a cui è stata costretta ad andare dalla madre è stato un flop. Ha solo aumentato le sue ansie, ha distrutto la ragazza, la sua mente e il suo corpo.
Facciamo venire Angela in Italia: salviamola dalla famiglia
Per riuscire a far ottenere la borsa di studio e il visto ad Angela, Megan e Giulia hanno ideato una raccolta fondi. La legge italiana vuole che Angela abbia sul suo conto almeno 7.000 euro per autorizzare l’emissione dei documenti necessari. Deve avere un lavoro (che avrebbe già trovato) e presentare un ISEE.
Se non la salviamo dalla sua famiglia, Angela morirà. Per questo motivo Giulia e Megan stanno facendo di tutto per aiutare la ragazza, una vittima dell’omofobia della sua famiglia, se così si può definire. Per fare una donazione, Giulia ha attivato una raccolta fondi su GoFund Me, accessibile a questo link. Anche una piccola donazione potrebbe salvare Angela.
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