Un altro mandato presidenziale, il 3° consecutivo. In Turchia Recep Tayyip Erdogan ha vinto il ballottaggio contro il social-democratico Kemal Kilicdaroglu. Il 52% dei voti per il presidente uscente, contro il 47.86% del rivale. Mai nessuno si era avvicinato tanto ad Erdogan, che ha dovuto sudare una rielezione conquistata seminando odio nei confronti della comunità LGBTQIA+ nazionale. L’affluenza al ballottaggio ha superato l’85%, in calo rispetto al 90% del primo turno.
“Nella nostra cultura la famiglia è sacra, strangoleremo chiunque osi toccarla“, ha ribadito il neo eletto Erdogan in un discorso andato in onda sulla tv di Stato Trt, attaccando l’opposizione che a suo dire appoggerebbe la comunità LGBTQIA+. “Nessuno può insultare le nostre famiglie“, ha poi aggiunto il presidente, che in piazza a Istanbul ha così festeggiato:
“Con questa vittoria si sono aperte le porte del ‘secolo della Turchia'”.
Tra i primi premier a complimentarsi con lui l’ungherese Viktor Orbán e Vladimir Putin, che ha dichiarato: “La sua vittoria in queste elezioni è il logico risultato del suo lavoro dedicato come capo della Repubblica turca, una chiara prova del sostegno del popolo turco ai suoi sforzi per rafforzare la sovranità dello Stato e perseguire una politica estera indipendente“.
Dall’opposizione hanno ventilato l’ipotesi brogli, smentiti dal presidente del Consiglio elettorale supremo della Turchia Ahmet Yener.
Erdoğan è diventato primo ministro del Paese nel 2003, rimanendo in carica per 10 anni. Nel 2014 è stato eletto presidente, riportando indietro di decenni il Paese sul fronte dei di diritti umani, come denunciato da Human Rights Watch. Le sue opinioni sulle persone LGBTQ+ sono ben documentate. Lo scorso 7 maggio, in un comizio elettorale, ha affermato che il suo Partito non sarà “mai pro-LGBT, perché la famiglia per noi è sacra”. Nel 2022 ha definito i “diritti LGBTQIA una degenerazione“. Per il suo ministro dell’interno, Souly, la comunità LGBTQ+ è “terrorismo culturale” dell’Occidente.
Nel 2020 usò parole al veleno nei confronti della comunità, accusando le persone LGBTQ+ di “attaccare i nostri valori nazionali e spirituali” e di “cercare di avvelenare i giovani”.Il presidente ha poi etichettato i giovani queer come “vandali“, invitando le persone a “prendere posizione contro coloro che mostrano qualsiasi tipo di perversione proibita da Dio, che esibiscono tutti i tipi di eresia che il nostro signore ha proibito e coloro che li sostengono“. In Turchia l’omosessualità è legale ma le unioni omosessuali e l’adozione non sono riconosciute, la terapia di conversione non è vietata e i Pride sono puntualmente censurati dallo stato.Recep Tayyip Erdogan, che l’ex premier Mario Draghi definì senza mezzi termini “un dittatore”, rimarrà presidente della Turchia per altri 5 anni.