“Il Gay Pride è la marcia fascista del 3° millennio”, tuonava ieri sera in diretta su Rete4, durante Zona Bianca. Perché Mario Adinolfi, dal lontano 2016 ‘Mr. 0.6%’ dopo aver preso appena lo 0.6% alle elezioni comunali di Roma del 2016, è praticamente ovunque. Intervistato in radio, perennemente in tv a vomitare odio a buon mercato nei confronti della comunità LGBTQ+, attivissimo sui social. È alla guida di un Partito che praticamente non esiste, il Popolo della Famiglia, ma ha più spazio televisivo di Giorgia Meloni, che sondaggi alla mano veleggia verso il Governo tra meno di nove mesi con il suo Fratelli d’Italia.
Passati sei anni da quell’indimenticata figuraccia, Mario Adinolfi ha osato bissare, candidandosi a Sindaco di Ventotene, splendida isola laziale passata alla storia cinematografica per Ferie d’Agosto, meravigliosa commedia di Paolo Virzì con una sublime Sabrina Ferilli. Ebbene Adinolfi è riuscito in un’impresa che passerà agli annali della politica nazionale, perché in grado di ottenere zero voti. 0. Nessuno ha barrato il suo nome come papabile primo cittadino. Neanche un amico al bar, il parroco del Paese, l’anziana signora che passa le giornate a snocciolare il rosario. Nessuno.
Anzi, c’è di peggio. Nella guerra tra poveri con il Partito Gay, il Popolo della Famiglia ha perso, perché in quel caso il candidato sindaco Luca Vittori ha ottenuto almeno un voto. Costretto a dire qualcosa, qualsiasi cosa, su Twitter Adinolfi ha parlato di uno “scontro tra bande” che a Ventotene “rende impraticabile lo spazio democratico. Un voto al partito gay, nessun voto al Popolo della Famiglia, 500 voti alle due bande. Brutto segnale di controllo del voto, ma in alcune piccole realtà funziona così. Insisteremo perché l’isola cambi“.
Deriso da chiunque, tanto da finire in tendenza, ha provato ad imboccare la strada dell’autoironia, pubblicando un secondo tweet con un cane in braccio. E questo commento. “Niente, a Ventotene non mi ha votato neanche il mio cane. (Ho provato a forzare modalità paramafiose del voto nei piccoli centri meridionali. Ho perso. La democrazia funziona anche così. Ma mi ricandiderò a Ventotene e la cambierò, perché il cambiamento è necessario come l’aria)”.
Nel dubbio, dopo Roma e Ventotene Adinolfi potrebbe candidarsi a sindaco di Zannone, altra isola laziale ma totalmente disabitata. Qui vincerebbe di sicuro, se non fosse che amministrativamente parlando faccia parte del Comune di Ponza. E allora il rischio di una 3a batosta sarebbe assai probabile, per un personaggio che solo due giorni fa cinguettava felice immagini dell’ultimo “comizio al tramonto tra i ventotenesi”. Due dozzine di presenti. Ne avesse convinto uno.
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