10 anni fa la neonata Netflix mandava in onda la prima stagione di Orange Is the New Black, serie ideata da Jenji Kohan ispirata alle memorie di Piper Kerman “Orange Is the New Black – Da Manhattan al carcere: il mio anno dietro le sbarre”. E fu subito un successo clamoroso. La piattaforma streaming, che in Italia arrivò solo 2 anni dopo, era appena entrata nel mondo produttivo con House of Cards – Gli intrighi del potere. OITNB fu il suo secondo colpo da maestro. Al centro della celebre trama un eterogeneo gruppo di detenute in un carcere femminile.
Irriverente e acclamata dalla critica, Orange Is the New Black è andata avanti per 7 stagioni e 91 episodi, salutando il pubblico nel 2019. 4 gli Emmy vinti, da sommare ai 5 SAG. Tra le tantissime candidature le 4 storiche firmate Laverne Cox, all’epoca in grado di abbattere un muro. Perché ad Hollywood era quasi impossibile vedere attrici trans protagoniste. Anzi, attori uomini cisgender continuavano a vincere Oscar interpretando donne transgender. Laverne, con la sua splendida Sophia Burset, contribuì a cambiare quel tipo di narrazione, poi stravolto da Ryan Murphy con l’epocale Pose. Prima di Cox mai nella storia degli Emmy una donna trans era arrivata alla candidatura attoriale. Grazie ad Orange is the New Black, Cox è diventata la prima donna trans a comparire sulla copertina di TIME, nonché la persona transgender a ricevere nel 2015 una statua di cera al museo Madame Tussauds.
Proprio Cox, via IG, ha voluto festeggiare il decennale di OITNB:
“10 anni fa oggi la mia vita è cambiata. Orange is the New Black ha cambiato televisione. Che dono è stato per la mia vita questo spettacolo. Mi mancano le mie compagne di cast e la nostra incredibile squadra. Grazie Jenji Kohan, grazie Netflix e Lionsgate. Grazie ai fan!”.
Perché Orange Is the New Black è stata una vera rivoluzione. Non solo la sottotrama di una detenuta trans madre, ma anche storie d’amore tra donne in un mondo maschilista, sessista e omofobo.
Lauren Morelli, tra le sceneggiatrici della serie, ha scoperto e accettato la propria omosessualità lavorando a OITNB. Dopo aver divorziato dal marito Steve Basilone ha sposato Samira Wiley, conosciuta proprio sul set della serie Netflix e nel 2018 vincitrice di un Emmy Award grazie a The Handmaid’s Tale. Nel 2021 le due donne sono diventate mamme. Anche la protagonista Taylor Schilling ha abbracciato il proprio reale orientamento sessuale lavorando alla serie, nei panni di Piper Chapman. Nel 2020 il coming out e la storia d’amore con Emily Ritz.
“Senza Orange Is The New Black non avrei probabilmente mai fatto coming out”, confessò una ragazza poco prima della messa in onda del’ultima stagione. “La prima volta che l’ho visto mi sono divertito, ma dopo mi sono reso conto che sono gay e quando sono tornato a guardarlo ho sentito una connessione più profonda con lo spettacolo nel suo insieme”, ha aggiunto un altro fan.
Jade, 19enne di Nottingham, ha rivelato:
“Quando ho visto per la prima volta Orange ero a scuola, dovevo avere circa 15 anni, e tutti i miei amici me ne parlavano perché avevo da poco fatto coming out. Continuavano a dirmi, “devi guardarlo, perché lo amerai”. Non appena l’ho fatto, ho pensato che fosse come se qualcuno avesse preso tutte le mie idee, la mia testa, e le avesse messe in una serie. Mi ha aiutato a ritrovarmi. Ha aiutato la mia famiglia a capire chi fossi. Ho anche trovato una fidanzata, guardandola. Dire addio a Orange è come dire addio a un blocco della mia vita, a un momento che mi ha fatto scoprire chi sono e a lottare. Di sicuro è un addio agrodolce”.
Marnie, 22enne di Liverpool, disse:
“Sapere che Orange sta per finire, è come perdere un capitolo importante della mia vita. Sento di essere cresciuta con lo spettacolo. All’inizio stavo lottando molto con la mia identità. Ero così insicura e poi improvvisamente c’erano Alex e Piper che avevano una vera relazione. Alex in particolare era sempre se stessa e questo era un tale richiamo alla fiducia. Per me, vedere relazioni dello stesso sesso sullo schermo non solo aiuta le persone a diventare più accettabili dal punto di vista di un estraneo, ma aiuta anche i giovani a rendersi conto che oh, se sei strano o ti metti in discussione, va bene sentirsi così. È stata così importante. È iniziato tutto con serie come Skins, ma con Orange is the New Black ho capito meglio chi fossi. Mi ha aiutato a confrontarmi con qualcosa, all’epoca era davvero difficile”.
Sophie, 31enne di Londra, ha concluso.
“La rappresentazione riguarda molto più l’atteggiamento che la visibilità. Almeno per me, quando stavo crescendo, si trattava di “Okay, abbiamo queste donne che sono diverse”. Orange ribalta le tue aspettative e mostra una vasta gamma di esperienze femminili con sfumature reali. Sono storie che sembrano uno stereotipo, che le portano dai margini al centro. Mostrano davvero che nessuno nella vita è una cosa. Orange ha capito tutto. Verrà ricordato come uno degli spettacoli più pionieristici di sempre per le donne”.
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