Don’t Worry Darling con Harry Styles, recensione. Il villaggio delle mogli Imperfette

Thriller trainato da infinite polemiche promozionali e produttive tra i protagonisti. Ma al di là del gossip, com'è Don’t Worry Darling?

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Doveva essere l’evento di Venezia 79, anche se fuori concorso, ma alla fine Don’t Worry Darling si è trasformato in una sorta di incubo promozionale. Da settimane non si parla d’altro dei presunti attriti tra Florence Pugh e Olivia Wilde, regista nonché co-protagonista e compagna di Harry Styles, chiamato a produzione avviata in sostituzione di Shia LaBeouf, che leggenda narra sarebbe stato licenziato da Olivia per il suo ‘medoto recitativo’, a suo dire un po’ troppo irruento. LaBeouf, dal canto suo, ha sottolineato di essersene andato spontaneamente dal set perché non si provava abbastanza, mentre Pugh ha replicato stizzita ad Olivia, a suo dire un po’ troppo concentrata nell’etichettare l’intera operazione come un thriller ‘erotico’, con scene di sesso che ad Hollywood non si vedevano da tempo.

Presentato in anteprima mondiale alla 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Don’t Worry Darling ha così visto Florence Pugh, Olivia Wilde e “l’uomo più desiderato del mondo” Harry Styles sul red carpet del Lido, ma senza Pugh in conferenza stampa. E non è finita qui, perché secondo The Wrap Florence non presenzierà ad alcun tipo di anteprima del film, nè rilascierà ulteriori dichiarazioni. Colpo di scena a dir poco clamoroso, perché l’ex Lady Macbeth è l’indiscussa protagonista del film, che ruota unicamente attorno alla sua performance.

Ma al termine di questo circo che da settimane appassiona le riviste di settore, com’è Don’t Worry Darling? Nelle sale d’Italia dal 22 settembre prossimo, l’opera seconda di Wilde è un ambizioso thriller psicologico produttivamente parlando abbagliante, ma con limiti di non poco conto sul fronte puramente narrativo.

Alice e Jack vivono nella comunità idealizzata di Victory, sperimentale città aziendale anni ’50 che ospita gli uomini che lavorano ad un progetto top-secret insieme alle rispettive mogli. Mentre i mariti trascorrono ogni giorno all’interno del quartier generale del Victory Project, portando avanti lo sviluppo di misteriosi “materiali avanzati” ideati dal mistico Chris Pine, le loro mogli trascorrono il tempo libero in totale relax, tra lusso e dissolutezza. Una vita apparentemente perfetta, da sogno, tra abiti da urlo, auto di lusso, case meravigliosamente arredate nel nulla del deserto, fiumi di alcool e cibo di qualità, in cambio di discrezione e impegno indiscusso per la causa di Victory. Ma non è tutto oro quel che luccica, perché dietro quel Paradiso si nasconde una verità da incubo…

Ci sono La fabbrica delle mogli di Ira Levin, Philip K. Dick e spruzzate di M. Night Shyamalan in Don’t Worry Darling di Olivia Wilde, chiamata a bissare l’inatteso successo di critica ottenuto con il delizioso Booksmart. Sceneggiata da Katie Silberman, la pellicola Warner è visivamente parlando abbagliante e avvincente, con Styles bellissima e particolarmente inutile statuina al fianco di Pugh e Wilde. Il personaggio di Harry è secondario sia da un punto di vista narrativo che interpretativo, puro e semplice strumento sessuale ampiamente oscurato da una Pugh dalle mille ansie, al cospetto di un thriller tutto o quasi legato ad un presunto colpo di scena che a mezz’ora dalla fine è chiamato a ricucire i tanti fili disseminati da Wilde e Silberman.

Riuncereste all’amore assoluto, al partner perfetto, ad una vita da applausi condita da ricchezza e soddisfazioni personali? Domande che regista e sceneggiatrice disseminano lungo  un’opera che lentamente abbraccia azione e tensione, con il battente montaggio di Affonso Gonçalves e l’incessante colonna sonora di John Powell e Randall Poster ad alimentare inquietudini e curiosità nei confronti di uno script che colleziona misteri e domande irrisolte.   Tante, troppe, a tal punto da faticare a soddisfare pienamente uno spettatore inevitabilmente assetato di verità, possibilmente complete, credibili e inattaccabili, dopo 90 minuti passati a digerire enigmi. Ed è qui che Don’t Worry Darling barcolla, al cospetto di una ‘soluzione’ un po’ troppo sbrigativa e tendenzialmente deludente, nonché già vista altrove e per questo abbondantemente prevedibile.

Ma dietro le baruffe promozionali, la sola apparente originalità e gli inciampi narrativi si cela una regista, Olivia Wilde, che ha ancora una volta confermato le proprie qualità, dirigendo con capacità  un thriller vecchio stampo che passerà alla storia solo e soltanto per aver scritto la parola fine alla sua relazione con Jason Sudeikis e dato il via alla storia d’amore con Harry Styles.  Molto semplicemente,  il Mr. & Mrs. Smith degli anni ’20.

Voto: 6

 

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