Perché Hellraiser è un inaspettato classico del cinema queer

Dai mostri androgini alle pratiche BDSM, Hellraiser è sempre stato molto più queer di quanto credete.

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hellraiser 2022
L'attrice transgender Jamie Clayton in Hellraiser (2022)
3 min. di lettura

Cinema horror e mondo LGBTQIA+ hanno molto più in comune di quanto pensiamo. Ne parliamo meglio con Queer Horror, una rubrica settimanale che vi farà compagnia da oggi al 31 Ottobre, per scoprire tutti film più (imprevedibilmente) queer della storia del cinema horror. Prontə?

In quanti ricordano Hellraiser? Il grande classico horror del 1987 è tornato a terrorizzare il pubblico di tutto il mondo in una veste tutta nuova (o quasi). Uscito su Hulu (ndr. ancora non è stata annunciata la data italiana) lo scorso 28 Settembre, il nuovo film è un reboot che unisce elementi dei primi due capitoli in una nuova storia che aggiorna la pellicola per le nuove generazioni. Accolto calorosamente da pubblico e critica, Hellraiser 2022 è prima di tutto un trionfo di talenti LGBTQIA+, su tutt* il nuovo Pinhead: l’iconico demone sadomaso, con il volto cosparso di spilli, vestito di cuoio nero, e capezzoli sanguinanti, originariamente interpretato da Doug Bradley, oggi ha il volto (sotto chili di trucco) di Jamie Clayton, attrice transgender ben nota grazie alla serie Sense 8. A seguire Brandon Flynn, attore apertamente gay, nel ruolo di Matt, fidanzato con Colin (interpretato da Adam Faison, anche lui gay), la star di Love, Simon Drew Starkey e l’attore queer Zachary Hing.

Hellraiser
Hellraiser (1987)

Il reboot non ha scomodato poche critiche, inclusi svariati fan che hanno criticato la scelta di far interpretare l’indimenticabile Pinhead ad un’attrice trans, solo in nome del solito famigerato “politicamente corretto”. Fan ma non troppo, perché Hellraiser è sempre stato molto più queer di quanto sembra: il regista Clive Baker, che fece coming out a 18 anni e che oggi convive assieme al suo compagno a Beverly Hills, ha tratto la sceneggiatura dal suo stesso romanzo breve Schiavi dell’Inferno, gli spiriti maligni Cenobiti vengono descritti come “figure senza sesso con carne ondulata” o “queer deformi”. Nonostante nel film dell’87 ha un genere espressamente maschile, nel romanzo lo stesso Pinhead si presenta come una creatura androgina, con “la voce di una ragazza eccitata”. Nelle parole di Riley Wade su Horror Obsessive, I Cenobiti sono chi vogliono essere: “Hanno raggiunto un’individualità fatta di piacere perfetto e sanno esprimerla al mondo. Nascondono davvero poco di sé, e questo riguarda anche l’espressione di genere” scrive Wade. Ogni creatura è indefinita, non catalogabile né come maschio né come femmina, ma solo col pronome “it”. C’è solo una Cenobita con pronomi femminili e prende il nome di Deep Throat.

Baker si ispirò ai club S&M, nello specifico il Cellblock 28, locale newyorchese dove vide persone farsi tagliare o mettere piercing per puro piacere: “Volevo validare questo stile di vita” ha dichiarato il regista in un’intervista per il Guardian “Volevo celebrare la bellezza di questi strani rituali“. Il sottotesto sadomaso, oltre che espresso attraverso il look e l’atmosfera generale, trova massima espressione anche nella storia in sé: per chi non avesse famigliarità, il film dell’87 si apre con Frank Cotton, edonista che cerca di sperimentare ogni genere di goduria possibile, oscillando tra sesso e droga fino a ritrovarsi tra le mani una scatola rompicapo cubica. Si dice che il piccolo oggetto dia libero accesso a dei piaceri illimitati: ogni personaggio in Hellraiser oltrepassa le regole consentite, si spinge oltre ogni genere di confine possibile pur di godere appieno dell’altro, da Frank stesso (che finisce fatto a brandelli pur di aprire la scatola) alla sua amante Katherine, che seduce altri uomini da dare in vittima a Frank per nutrirsi e tornare in vita.

Perché Hellraiser è un inaspettato classico del cinema queer - The Cenobites - Gay.it
Pinhead e I Cenobiti in Hellraiser (1987)

Hellaraiser non condanna questa sessualità antinormativa, ma la genera” spiega Wade “Presenta un’esplorazione sessuale non confinata nei soliti spasmi di uomini con donne sudate e tette in pasto alla telecamera”. Wade spiega come le vittime di Hellraiser sono un riflesso del desidero e il dolore vissuto dagli uomini gay durante la crisi dell’AIDS negli anni ’80: “L’erotismo si trova nel buio, nello strano e nell’assurdo, nel degrado e la masturbazione delle dark room, in catene e uncini, nella pelle, una diversità di sesso che prova dolorose nella sua stessa sofferenza e risonanza”.

Il sottotesto di Hellraiser, filtrato per l’epoca ma totalmente voluto dall’immaginario dell’autore, trova massima espressione e libertà nel nuovo film, in grado di sviscerare il suo lato più queer agli occhi di un nuovo pubblico che non ha più voglia di vergognarsi o reprimere la propria natura: “È così bello avere modo di vivere e non essere codificati attraverso metafore” dice Adam Faison a slashfilm.com “È bello vivere pienamente e non essere tenuti a spiegare perché siamo chi siamo, e perché ci troviamo in questo mondo”.

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