A 18 anni dall’attivazione, il numero verde 800713713 di Gay Help Line e Speakly.org chat hanno registrato oltre 350.000 chiamate da persone LGBTIAQ+ afflitte da episodi di omobitransfobia. Era infatti il 18 marzo 2006 quando la linea di assistenza telefonica iniziò la sua preziosa opera di primo ascolto. Si legge sul comunicato di Gay Help Line:
“Abbiamo raccolto le richieste di ascolto e supporto di persone LGBTIAQ+, contrastando gli effetti del pregiudizio omobitransfobico grazie ad una lavoro di RETE in tutta Italia, che nel 2016 ha attivato anche la prima casafamiglia per giovani Refuge LGBT+ vittime di violenza e discriminazione e nel 2021 Refuge T* “A casa di Ornella”, per persone trans, transgender e non binary vittime di discriminazione”
Dunque l’omobitransfobia non solo non si arresta, ma cresce in modo sostanziale e il dato qualitativo più scioccante dei numeri riportati da Gay Help Line è che il 51% delle persone che chiamano sono giovani.
Tra le persone prese in carico nel nostro servizio, il 41,6% riceve violenze psicologiche o fisiche in famiglia in quanto LGBT+. Il 17% dei giovani racconta di aver subito la perdita del sostegno da parte dei familiari, compromettendo così i loro percorsi di studio e formazione. Ogni anno su circa 400 casi di giovani LGBT+ cacciati di casa solo il 10% riesce a trovare ospitalità nelle case famiglia protette come Refuge LGBT+ e Refuge T*, le nostre strutture, che accolgono le persone LGBT+ e le supportano attraverso la formazione e la ricerca del lavoro.
L’analisi dell’ultimo anno fa emergere anche il dato in crescita di genitori e famiglie di ragazzə transgender, non binary e gender non conforming, che chiedono counseling e mediazione familiare nel percorso di affermazione di genere.
L’11,6% dei contatti riferisce discriminazioni nel mondo del lavoro, in particolare sotto forma di difficoltà nell’ottenere posti di lavoro per le persone trans (8%) ed elevata esposizione al mobbing. Il bullismo via social induce il 5,7% dei casi di persone che si sono rivolte alla Gay Help Line e alla Speakly.org chat all’abbandonoscolastico.
Il progetto sostenuto dal Gay Center è oggi possibile anche grazie al supporto di Unar, Ministero delle Pari Opportunità, Regione Lazio, Comune di Roma, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Chiesa Valdese e donazioni di aziende e singoli.
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