Una giornata lunghissima, complicata, quella vissuta ieri in Commissione Giustizia alla Camera. Il DDL Zan è stato bombardato dagli emendamenti e dall’ostruzionismo della destra, con una prima criticata intesa raggiunta con Forza Italia al termine della riformulazione di un emendamento che ha scatenato le associazioni LGBT. Peccato che in serata Silvio Berlusconi abbia annunciato che la linea del partito sia chiara, e contraria alla legge contro l’omotransfobia e la misoginia.
Alessandro Zan, deputato PD nonché relatore, ha confermato le difficoltà vissute, con momenti di altissima tensione.
Ci sono stati dei problemi perché una parte della maggioranza, soprattutto quella che fa parte dell’area cattolica, ha chiesto ulteriori rassicurazioni sulla libertà di espressione, nonostante la legge fosse già chiara. Questa libertà di pensiero non può diventare istigazione all’odio e agli atti di violenza, ecco perché ho sempre posto come limite quello di poter sicuramente accettare un intervento per inserire questo concetto, senza però mai svuotare la legge o creare delle salvaguardie o delle discriminanti che in qualche modo discriminassero le persone che noi vogliamo invece tutelare e proteggere in questa legge. Ecco perché sono arrivato anche a minacciare il mio mandato da relatore.
Un punto di non ritorno, per Zan, prima del raggiungimento di un accordo “che è riuscito a ricompattare la maggioranza” con un emendamento che è “assolutamente innocuo, pacifico, che ribadisce i valori costituzionali del fatto che è garantita la libertà di espressione e le libere opinioni. Non abbiamo introdotto discriminanti, clausole di salvaguardia o altre amenità su cui io non sarei mai stato disposto a fare nessuna mediazione, perché non si può mediare sui diritti delle persone, sulle vite delle persone, sulla dignità delle persone”. Peccato che Berlusconi, in serata, abbia reso praticamente inutili gli sforzi di un’intera giornata di mediazioni con l’opposizione, dichiarando il proprio niet al DDL.
Ma Zan insiste, rivolgendosi anche alle associazioni LGBT e al movimento, ribadendo come “non abbiamo minimamente svuotato e svilito il significato e i contenuti di questa legge. Rimane l’impianto penale, la parte delle azioni positive e viene garantito il fatto che non ci siano clausole strane che vogliano creare una disparità di trattamento tra i cittadini“. “Noi andremo avanti e porteremo a casa una buona legge“.
Il 3 agosto la legge dovrebbe finalmente approdare alla Camera dei Deputati.
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