All’indomani della svolta storica di Papa Francesco sulle unioni civili, si scopre una nuova esperienza di vicinanza tra questo Pontefice e la comunità LGBT. È la storia che vede protagonisti Andrea, Dario e i loro tre figli. E una telefonata molto importante, proveniente dalla Città del Vaticano.
Andrea Rubera è un uomo 54enne, romano, manager, e padre di tre splendidi bambini che cresce con il marito, Dario De Gregorio. Nel 2015, Andrea aveva scritto una lettera al Pontefice in cui sperava nella fine della battaglia tra chiesa e omosessualità.
Andrea, profondamente cattolico e portavoce di un’associazione che raccoglie tutti i gruppi cattolici LGBT, voleva che anche i figli seguissero le sue orme, ricevendo un’educazione cattolica.
Parte della sua storia è stata citata anche su “Francesco”, il documentario sul Pontefice vincitore del premio Kinéo e diretto dal regista russo Evgeny Afineevsky. Verrà proiettato al Festival del Cinema di Roma.
La paura di Andrea Rubera per i suoi figli
Ma di questo, aveva timore. Come avrebbero trattato tre bambini proveniente da una famiglia omogenitoriale? Questo il problema che ha portato Andrea Rubera a scrivere al Papa. E quest’ultimo, dopo aver letto la lettera, lo ha chiamato al telefono.
Una telefonata cordiale, direttamente con papa Francesco, come riporta Corriere.it:
(Il Papa ha detto)“Ho letto la sua lettera e volevo capire bene qual è il problema. Non è stato accolto?” Gli ho spiegato che non ci avevo neanche provato. Mi chiese il perché di questo timore.
Mi disse di andare dal parroco, e presentarmi, perché era giusto per me, per i miei figli e per la Chiesa tutta che potessero partecipare a una vita comunitaria di fede. Mi ha colpito perché dal Papa mi aspettavo una benedizione, in astratto, e invece si sentiva l’approccio pastorale, che voleva trovare una soluzione per fare il bene dei bambini. “Vedrà che troverà accoglienza e andrà bene!”
Il Papa Francesco: “Tutto andrà bene”
E s può dire che è andato davvero tutto bene. I figli di Andrea e Dario seguono il catechismo, la bambina si è anche iscritta agli scout, che per anni hanno mostrato ostilità nei confronti delle persone LGBT. Non ci sono stati problemi, tutto è andato come di sperava, ovvero nella normalità.
Confessa, Andrea, che non è automatico. Non c’è formazione in merito, ma molto lentamente si sta ingranando la marcia giusta per percorrere la strada dell’inclusione. E per una Chiesa più aperta e libera.
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