Alexander, nome d’arte, è uno dei due ragazzi di nazionalità romena che hanno partecipato all’ormai celebre “festino” di metà agosto nel cascinale di Belfiore di Luca Morisi, ex spin doctor della Lega. Intervistato da La Stampa, il giovane ha di fatto scagionato l’ex capo della Bestia social salviniana dall’accusa di spaccio. “Siamo stati io e Nicolas a portare la droga dello stupro a casa di Luca Morisi“, rivela Alexander, riferendosi al GHB che secondo l’altro ventenne era stato dato loro proprio da Morisi.
21enne arrivato dalla Romania che era poco più di un ragazzino, Alexander ha fatto le scuole in Italia e lavorava in un bar, prima che la pandemia ‘stravolgesse’ la sua esistenza. “Non avevo più soldi per vivere e nemmeno soldi da mandare a casa. Io mantengo tutta la mia famiglia”. Il giovane diventa così escort. La notte in cui Morisi chiama Nicolas, Alexander è insieme all’amico. I due non sanno chi sia il 47enne Luca. “Quello che posso dire è che Morisi con noi è stata una brava persona. Si è comportato bene. Non ha sbagliato niente”. Ma tutto precipita perché Nicolas chiama i carabinieri, dopo 12 ore di alcool e droghe. E da allora la vita di tutti i protagonisti di questa vicenda cambia per sempre. “Sto male, sono senza una lira e nessuno mi vuole più incontrare. Non lavoro. È tutto finito. La mia vita è distrutta. Da quando sul giornale La Verità hanno pubblicato il mio nome, la mia faccia e ogni cosa di me io sono all’inferno. Prima quei giornalisti si erano finti clienti e mi hanno chiesto anche il codice fiscale per il pagamento. Quando mi hanno detto chi erano davvero io li ho richiamati in lacrime. Li ho pregato di non mettere il mio nome, li ho scongiurati di non mettere la foto con la mia faccia. Ho detto che mi sarei ammazzato. Ma loro se ne sono fregati. Adesso non mi chiama più nessuno. Non ho manco i soldi per fare la spesa. Nessuno si fida più di me. Il telefono non squilla più. Mi chiamano solo giornalisti che si fingono clienti”.
Una notizia, quella delle 12 ore al cascinale, che Alexander e Nicolas non hanno mai fatto trapelare. “Non siamo stati noi a parlarne con qualcuno. Il nostro lavoro si basa sulla discrezione. Ora siamo distrutti”. “Penso alla morte, ho bisogno di uno psicologo. Questo è un lavoro brutto e difficile, non è che uno lo fa per comprarsi la roba di Louis Vuitton. Lo faccio per soldi, per necessità, lo faccio per vivere e per mantenere tutta la mia famiglia”.
Presto anche Alexander sarà chiamato in procura, a Verona. Ufficialmente non risulta tra gli indagati. Il GHB è stato trovato in una bottiglietta di succo di frutta nello zaino di Nicolas. La cocaina nascosta tra i libri. I quantitativi erano minimi, non tali da presupporte il reato di spaccio e/o quello di cessione di sostanze stupefacenti. La palla passa ora alla procuratrice Angela Bargaglio e al pm Stefano Aresu.
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