Il 1977 è un anno molto importante per i movimenti di liberazione omosessuale. La repressione sociale e politica porta allo scoppio di una seconda ondata di contestazioni tra giovani e istituzioni. In particolare a Bologna gli scontri sono violenti, fino all’omicidio di Francesco Lo Russo, un giovane militante di Lotta Continua, colpito dai Carabinieri dopo aver lanciato una molotov contro una camionetta.
Tra i manifestanti, anche i militanti del movimento di liberazione omosessuale. Tutti volevano manifestare contro la repressione, anche con la violenza, come appunto avviene. Ma non solo. Lo scontro si porta avanti anche con la cultura, e più precisamente con un convegno, organizzato a Bologna proprio in quell’anno.
Il festival di Bologna contro la repressione
Tre giorni di spettacoli e dibattiti. Cento mila persone da tutta Italia, Germania e Francia, che si conclude con una parata (o meglio, una manifestazione) lungo la città. Franco Berardi, tramite il podcast di Le Radici dell’Orgoglio, ricorda l’organizzazione di quei tre giorni, e di come la creatività ha preso il posto di scontri e violenze. È qui che, assieme ai militanti etero, si ritrovano anche molti gay e lesbiche, tra cui Mario Mieli.
Simona Colarizi ricorda come i giovani del 1977 erano quelli che comprendevano che i tempi erano cambiati. Nel 1977 c’era un nuovo spirito nei gruppi giovanili, i quali erano alla ricerca di una nuova identità. È una ricerca in se stessi, di accettazione, di nuovi mezzi e canali di espressione. E questo fu molto importante anche per i movimenti di liberazione omosessuale.
I nuovi collettivi omosessuali
Sempre a Bologna, nacque il Collettivo frocialista, che riconoscendosi negli ideali del Partito Socialista Italiano, si riuniva in una delle sedi del partito. Beppe Ramina ricorda questo Collettivo come un gruppo misto, con militanti che arrivavano da ogni dove, che comprendevano anche personaggi omosessuali e transgender. Non c’era distinzione o discriminazione, come poteva avvenire invece nel Partito Comunista. C’era solo la volontà di esprimersi.
Parma fu il teatro della nascita di vari collettivi omosessuali. Tra questi, i C.O.P. – Collettivi Omosessuali Padani. Ospiti fissi a Radio Popolare – la radio privata gestita dal Movimento Studentesco di Parma – cambiarono nome dopo il mancato inserimento nel nuovo palinsesto della radio. Da C.O.P. divennero K.T.T.M.C.C – ovvero Kollettivo Teatrale Trousses Merletti Cappuccini e Cappelliere.
È con questo nome che debuttarono, tra gli altri con lo spettacolo teatrale “Pissi Pissi Bao Bao”, in cui si prendeva in giro ironicamente e in modo trasgressivo la società di quegli anni.
Non poteva mancare Roma, con il cineclub “L’Occhio, l’Orecchio e la Bocca”. Gianni Romoli entrò a far parte del club nel 1977. Era un gruppo misto che raccoglieva non solo film a tematica gay, ma appartenenti a tutte le categorie. Romoli decise di organizzare un incontro per farsi conoscere dalla comunità, e scelse di selezionare una certa categoria di pubblico: quello omosessuale.
Per questo organizzò una rassegna di cinema a tematica gay, chiamata “L’orribile verità”. Per sponsorizzare il cineclub, lui e gli altri soci, decisero di fingersi un movimento, creando il finto collettivo F.F.A.G. – Frocie Folli Audiovisive Gotiche. Paradossalmente, questo collettivo fake non fece altro che attrarre molta gente da tutta Italia, arrivando anche ai tentativi di farlo chiudere per l’importanza che stava acquisendo.
L’outing a Pannella e l’arresto di Pezzana
Il ’77 fu anche l’anno di due episodi non correlati alla repressione, al mondo del cinema e dello spettacolo.
A provocare la rottura di una parte del movimento omosessuale, c’è l’intervista su Lambda a Marco Pannella da parte di Felix Cossolo, una sorta di coming out del politico radicale.
Quella che doveva essere un’intervista impertinente e ironica, divenne invece un caso, in cui si attaccava Cossolo di aver fatto outing a Pannella. Lo stesso Pannella, leggendo in anteprima l’intervista, aveva chiesto a Cossolo di non pubblicarla, ma la sua richiesta non venne ascoltata.
La faccenda si chiuse con le dimissione di Angelo Pezzana da direttore responsabile di Lambda, che divenne una rivista esterna dal Partito Radicale, che raccolse tutti coloro che non si riconoscevano nelle posizioni del FUORI (e quindi dei Radicali), diventato invece parte integrante del partito.
Ed è proprio Pezzana il protagonista della secondo fatto importante del 1977. In quell’anno, andò a Mosca per parlare dell’arresto del regista russo Sergej Paradžanov con i vari corrispondenti dei maggiori quotidiani. Ma in quegli anni, tutti i giornalisti presenti in Russia erano sotto controllo, quindi il KGB seppe dei piani di Angelo Pezzana giorni prima del suo effettivo arrivo.
Non trovando nulla che potesse incriminarlo, i servizi segreti lo lasciarono andare, seguendo però ogni suo movimento. incontrare i giornalisti, però, non era reato, quindi il KGB lo seguiva senza poter fare nulla.
Lo arrestarono solo dopo che uscì dall’albergo sventolando un’asciugamano con su scritto“Libertà per Paradžanov”. Interrogato dal KGB come fosse una spia straniera, gli venne intimato di non tornare più in Unione Sovietica.
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