La Corte Costituzionale ha dichiarato che sono incostituzionali le disposizioni che negano i legami tra i parenti dell’adottante e l’adottato nel caso dell’adozione in casi particolari, la cosiddetta Stepchild Adoption. L’adozione in casi particolari riguarda bambini orfani, anche con disabilità, bambini che già vivono con il coniuge del genitore biologico, bambini non altrimenti adottabili. Un anno fa la Corte aveva già sottolineato come ci debbano essere stessi diritti per tutti i bambini, compresi i figli delle famiglie arcobaleno.
In attesa del deposito della sentenza, la Corte fa sapere che le disposizioni censurate sono state dichiarate incostituzionali nella parte in cui prevedono che “l’adozione non induce alcun rapporto civile tra l’adottato e i parenti dell’adottante”. È falso.
Il mancato riconoscimento dei rapporti civili con i parenti dell’adottante, fa sapere la Corte, discrimina il bambino adottato “in casi particolari” rispetto agli altri figli e lo priva di relazioni giuridiche che contribuiscono a formare la sua identità e a consolidare la sua dimensione personale e patrimoniale, in contrasto con gli articoli 31, secondo comma, e 117, primo comma, della Costituzione in relazione all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
“Dimmi di sì”, il documentario
che racconta due mamme lesbiche
viste dagli occhi di una figlia >
“Una battaglia avviata dal Gruppo legale di Famiglie Arcobaleno, portata fino alla Corte costituzionale con convinzione“, rivendica con orgoglio sui social Angelo Schillaci, che ha potuto dare un contributo diretto, “assieme a una grandissima squadra, nella stesura dell’atto di costituzione dei due papà (e delle meravigliose bimbe) da cui tutto questo ha avuto origine“.
“Da attivista lgbt+, da madre lesbica costretta ad adottare i propri figli in tribunale, da ex presidente di Famiglie Arcobaleno, da responsabile Diritti e Libertà di Sinistra Italiana oggi gioisco“, ha scritto sui social Marilena Grassadonia. “Gioisco perché la Corte Costituzionale, in queste ore cupe, ci regala un sorriso con una sentenza che riconoscendo semplicemente la realtà restituisce dignità a quel nucleo familiare allargato fatto di affetti e responsabilità. Una sentenza che dice finalmente che fratelli, sorelle, nonne, zii e cugine sono reali oltre che nella vita e nei disegni dei/delle nostri/e bambin*, anche giuridicamente. La sentenza di oggi dimostra che siamo dalla parte giusta della storia e che le battaglie di questi anni non possono che portare al riconoscimento di diritti pieni per tutti e tutte. Andiamo avanti insieme senza arretrare di un millimetro affinché il Parlamento possa al più presto legiferare per il riconoscimento della responsabilità genitoriale fin dalla nascita anche per le famiglie con due mamme o due papà“.