5 anni fa il Movimento 5 Stelle era all’opposizione del Governo Renzi, in piena ‘guerra’ al Partito Democratico, con le unioni civili utilizzate a mo’ di scudo per fare campagna elettorale. A un passo dal traguardo andò in scena l’ormai celebre voltafaccia grillino, con quel niet al ‘super canguro’ proposto dai democratici per sminare i migliaia di emendamenti leghisti che spalancò le porte della ‘mediazione’ al ribasso con Angelino Alfano. Via la stepchild adoption, voto di fiducia blindato dall’allora premier Matteo Renzi e 5 Stelle che non votarono né a favore né contro. Uscirono dall’aula del Senato, ufficialmente perché contrari allo stracio di quella stepchild figlio proprio del loro precedente strappo. Coloro che si proponevano come il ‘nuovo che avanza’, entrati in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, avevano immediatamente colto l’arma del politichese, della campagna elettorale sulla pelle dei più discriminati.
Passati 5 anni, il Movimento 5 Stelle è al governo insieme al Partito Democratico, da un paio d’anni al suo fianco nella battaglia parlamentare sul DDL Zan, domani atteso in Senato con l’ultima chiamata degli emendamenti. I ‘grillini’ non ne presenteranno neanche uno, come già accaduto alla Camera lo scorso novembre, a voler quindi ribadire l’assoluta ‘fedeltà’ al testo approvato a Montecitorio. Tra i principali volti politici promotori del DDL Zan spicca Alessandra Maiorino, senatrice 5 Stelle che da anni si batte quotidianamente in sua difesa. Poi è successo quel che è successo la scorsa settimana, con la sospensiva richiesta dalle destre respinta con un solo voto di scarto. Ad incidere sull’esiguo scarto tra favorevoli e contrari anche i 14 senatori del Movimento 5 stelle assenti. Tanti, troppi, molti hanno detto, tornando con ansia a quel 2016 in cui dinanzi alle unioni civili, proprio a pochi metri dal traguardo, avvenne quel che avvenne.
In tal senso Giuseppe Conte, da nuovo capo politico del Movimento non si è ancora pubblicamente espresso sul DDL Zan. Nel maggio del 2020, da presidente del Consiglio, invitò “tutte le forze politiche” a “convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale“. Cosa pensi oggi, dinanzi alle richieste di modifiche e mediazioni in arrivo da più parti, non è chiaro, così come non si conosce il pensiero a riguardo di Luigi Di Maio. L’attuale ministro degli esteri ha in passato definito “Ddl di civiltà“, l’attuale legge contro l’omotransfobia, sottolineando lo scorso maggio come serva “uno scatto di civiltà, basta tentennamenti“. Dinanzi alla nota della Santa Sede, Di Maio ha ribadito come “Il Parlamento ha tutto il diritto di approvare il ddl Zan, sostenuto dal Movimento 5 Stelle“. Parole che esprimono pieno sostegno, senza però mai addentrarsi nelle paludi del ‘compromesso’ che Italia Viva e Lega chiedono apertamente da settimane.
Da Presidente della Camera, 3a più alta carica dello Stato, Roberto Fico ha definito “necessario” il DDL Zan, perché “persistono discriminazioni e fenomeni di odio intollerabili“, a tal punto da dover “tutelare le persone LGBT”. Nel fine settimana è inoltre arrivata la nuova Carta dei principi e dei valori del Movimento 5 Stelle, che riconosce il diritto ad amare e ad essere amati, nel rispetto delle identità sessuali e di genere, contro ogni forma di discriminazione. “I diritti fondamentali della persona non sono negoziabili, non sono “ideologie”, e non sono abdicabili“, ha ribadito Alessandra Maiorino, che in tal senso ci ha sempre messo la faccia dicendo no a qualsivoglia ipotesi di compromesso, raccogliendo le firme per poter fuggire dal pantano leghista in commissione e sbarcare direttamente in aula.
Ma dinanzi al Vietnam di Palazzo Madama, che probabilmente a settembre diventerà realtà con centinaia di emendamenti a votazione segreta pronti a minare il percorso del DDL con l’obiettivo di modificarlo al ribasso, ad esclusione delle persone transgender, come si comporteranno i 75 senatori grillini (su un totale di 321)? Perché in un Senato in cui la maggioranza si muove sul filo di un paio di franchi tiratori, 14 senatori assenti come avvenuto la scorsa settimana potrebbero voler dire “morte certificata” del DDL, 5 anni dopo quelle unioni civili neanche votate. Un’aula che andrà presidiata da mattina a sera, e certamente non abbandonata come avvenne nel 2016, senza mai far mancare quel singolo voto che potrebbe risultare decisivo. Pubblico o segreto che sia.
Perché dopo aver passato due anni a difendere in lungo e in largo il DDL Zan, lasciarlo al destino scritto a 4 mani da Renzi e Salvini sarebbe a dir poco imperdonabile.
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Questa mattina Conte, intervistato dai giornalisti a margine dell'incontro con Draghi, a proposito del ddl Zan ha detto: "E' una legge che ha il nostro appoggio". Notizia in apertura sul sito di ansa e altri principali siti d'informazione. Dovreste aggiornare l'articolo.
i don't understand it
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Sappiamo bene che il M5S ha due anime : una , rappresentata dall'ala " pura e dura" delle origini antisistema e l'altra che è stata inglobata invece proprio dal " sistema" . Ricordo a me stesso il ricevimento in pompa magna da parte del Cardinal Bagnasco dell'attuale Ministro degli Esteri alla vigilia dell'approvazione della Cirinnà che ha prodotto al ribasso le Unioni Civili , ridicolizzate dallo spregevole Angelino Alfano .Mi auguro , ci auguriamo tutti che , non importa da chi verrà votato , il DL Zan diventi presto legge e non sia necessario attendere settembre!