Indimenticabile Harry Potter, nel 2020 Daniel Radcliffe prese pubblicamente posizione contro J.K. Rowling, da anni oramai testa d’ariete di un movimento transfobico che abbraccia le cosiddette ‘terf’, ovvero le femministe radicali trans-escludenti. Due anni fa Radcliffe pubblicò una lunga replica alla scrittrice britannica sul sito web del Trevor Project, organizzazione no profit dedicata all’intervento di crisi e alla prevenzione dei suicidi delle persone LGBTQ.
“Le donne transgender sono donne”, scrisse Radcliffe. “Qualsiasi affermazione contraria cancella l’identità e la dignità delle persone transgender e va contro ogni consiglio dato dalle associazioni sanitarie professionali che hanno molta più esperienza in materia rispetto a Jo e al sottoscritto”.
Radcliffe ricordò come il 78% dei giovani transgender e genderqueer ha dichiarato di essere stato discriminato a causa della propria identità di genere. “È chiaro che dobbiamo fare di più per supportare le persone transgender e genderqueer, non invalidare le loro identità e non causare ulteriori danni”. “A tutte le persone che in questo momento vedono la loro esperienza con i libri offuscata o diminuita, sono profondamente dispiaciuto per il dolore che questi commenti vi hanno causato. Spero davvero che non perderete del tutto ciò che per voi è stato tanto prezioso in queste storie. Se questi libri vi hanno insegnato che l’amore è la forza più forte dell’universo, capace di vincere qualsiasi cosa; se vi hanno insegnato che la forza si trova nella diversità e che le idee dogmatiche di purezza portano all’oppressione dei gruppi vulnerabili; se ritenete che un determinato personaggio fosse fluido, trans, genderqueer o che sia gay o bisessuale; se avete trovato qualcosa in queste storie che vi rispecchia e che vi ha aiutato in qualsiasi momento della vostra vita, allora è una cosa tra voi e il libro che leggete, ed è sacro. E secondo me nessuno può toccarlo. Significa per te cosa significa per te e spero che questi commenti non lo contaminino troppo“.
Passati due anni, in un’intervista con Indiewire, Radcliffe ha spiegato come mai si sia esposto contro J.K. Rowling, autrice del personaggio che l’ha reso immortale. “Non credo che sarei stato in grado di guardarmi allo specchio se non avessi detto nulla“, ha confessato Daniel. “Ho lavorato con il Trevor Project per più di 10 anni. Quando ho commentato la vicenda, l’ho fatto perché sentivo davvero come se dovessi dire qualcosa. In particolare da quando ho finito di girare i film di Harry Potter, ho incontrato così tanti ragazzi e giovani queer e trans che avevano un’enorme quantità di senso di identificazione con Potter. E quindi, nel vederli feriti quel giorno, ho pensato che volevo che sapessero che non tutti nel franchise la pensavano in quel modo. E questo è stato davvero importante“.
Parole che rilanciano una polemica infinita. La scorsa settimana è stato Ralph Fiennes, indimenticabile Voldemort, a tornare sull’argomento, difendendo ancora una volta J.K. Rowling dalle critiche e dagli attacchi. “J.K. Rowling ha scritto questi grandi libri sull’empowerment, su bambini che si ritrovano e affrontano le difficoltà della vita e le oscurità del mondo. Ha scritto di come si diventa un essere umano migliore, più forte e moralmente superiore. L’abuso verbale a lei diretto è disgustoso, è spaventoso”. “Voglio dire, posso capire che una parte del fandom sia molto arrabbiato per quello che dice lei sulle donne. Ma penso che non si tratti di un’ideologia fascista. È solo una donna che dice: ‘Sono una donna e mi sento una donna e voglio poter dire che sono una donna.’ E capisco ciò che vuole affermare. Anche se non sono una donna“.
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